Consensi per Amato E restano in gioco Prodi e D’Alema

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ROMA — Amato, Prodi, D’Alema, Gabanelli… e Rodotà . A poche ore dall’inizio delle votazioni che porteranno a scegliere il successore di Napolitano come presidente della Repubblica, nessuno scopre le proprie carte. L’impressione è che stia prevalendo la pretattica in vista della battaglia campale che si giocherà  a partire da domani, quando a Montecitorio si riuniranno in seduta comune deputati e senatori, assieme ai grandi elettori espressi dalle Regioni. A fare il nome di Amato, come il candidato più idoneo, sono Rino Formica e Emanuele Macaluso in una lettera al direttore del Foglio Ferrara. Entrambi fanno parte dell’inner circle di Napolitano, sebbene abbiano storie politiche diverse: Formica proviene dal Psi craxiano mentre Macaluso faceva parte della corrente migliorista del Pci, la stessa alla quale apparteneva Napolitano. Li accomuna il giudizio (positivo) sul Dottor Sottile. «Amato — scrivono — ha l’esperienza e può esprimere al meglio l’unità  nazionale da realizzare anche con il concorso di forze sociali e culturali con le quali Giuliano ha intrecciato la sua vicenda personale». Amato piace al centrodestra e trova consensi anche nel centrosinistra, anche se potrebbe trovare sulla strada del Quirinale, come concorrente, Romano Prodi. Il Professore, già  presidente della Commissione europea, è gradito soprattutto a una parte del Pd, quello di osservanza renziana, come conferma Matteo Richetti: «Lo voterei con grande slancio e convinzione. Per ora, il nome di Prodi è il più autorevole e credibile a livello internazionale. Certo qualche problema di convergenza con il Pdl ci sarebbe». Richetti ritiene, inoltre, che «la candidatura di D’Alema non rappresenterebbe l’unità  del Paese e creerebbe qualche problema».
Prodi, però, sarebbe come fumo negli occhi di Silvio Berlusconi. Se dovesse salire al Quirinale, fanno sapere da Palazzo Grazioli, l’opposizione del Pdl sarebbe durissima, sia in Parlamento sia nelle piazze. Diverso, invece, il giudizio su D’Alema, con il quale Berlusconi non ha mai incrociato i guantoni (a differenza di Prodi che lo ha battuto due volte: nel 1996 e nel 2006) e aveva trattato direttamente ai tempi della Bicamerale. Al momento, quindi, l’ex presidente del Copasir sarebbe il candidato sul quale il Pdl potrebbe convergere senza reticenze.
In ogni caso, in questa fase, spetta a Pier Luigi Bersani, quale leader del Pd, avanzare una rosa di nomi, come era stato richiesto nei giorni scorsi dallo stesso Cavaliere. E questa richiesta è stata di nuovo fatta ieri, durante il faccia a faccia tra Andrea Olivero, coordinatore di Scelta civica, e Angelino Alfano. «È stato — puntualizza — un incontro positivo e costruttivo. Con Alfano si è parlato di criteri anche se l’auspicio comune è che si arrivi a una candidatura condivisa fin dalle prime votazioni. Parliamoci chiaro: se si vuole un’intesa, bisogna vedersi non ci sono scappatoie». Ed ecco il possibile punto di convergenza, tra Pdl e Scelta civica, più volte auspicato: «Se il Pd proponesse il nome di Amato e il Pdl fosse concorde, credo che non faremmo mancare il nostro appoggio».
Parallelamente a questi colloqui il M5S rende noti i risultati delle Quirinarie fatte in rete. E si scopre che la più votata è Milena Gabanelli, seguita da Gino Strada, mentre al terzo posto si piazza il giurista Stefano Rodotà , già  parlamentare della Sinistra indipendente ed esponente del Pds. La Gabanelli è incerta se accettare, Strada non sembra interessato. Resta Rodotà , sul quale Grillo e i suoi potrebbero tentare l’accordo con il Pd, qualora Bersani non stringesse un’intesa con Pdl e montiani. Infine, tra i nomi circolati anche quello del giudice costituzionale Sabino Cassese, mentre Famiglia cristiana dice no a Emma Bonino.


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