Friuli, al fotofinish è Serracchiani

Loading

TRIESTE — Una battaglia all’ultimo voto doveva essere e una battaglia all’ultimo voto è stata. I sondaggi, che prevedevano un testa a testa serrato, sono stati confermati. Alla fine a spuntarla è Debora Serracchiani, nuova governatrice del Friuli Venezia Giulia.
L’europarlamentare del Pd si è imposta con meno di duemila voti di vantaggio sul presidente uscente Renzo Tondo, che capeggiava la coalizione di centrodestra, allargata all’Udc. Il primo test dopo il voto di febbraio, insomma, fa emergere, almeno in Friuli, un orizzonte di rilancio per i democratici e mostra le crepe di un centrodestra che si è lasciato sfuggire la vittoria. Tondo è stato tradito dal voto disgiunto: le liste che lo sostenevano hanno ottenuto oltre il 43%, lui ha sfiorato il 39%. Ad affossare l’ex presidente anche un altro ex, l’ex assessore comunale triestino del Pdl Franco Bandelli che, schierato a capo della lista «Un’altra regione», ha strappato il 2,4% dei consensi. Una guerra interna al centrodestra che ha diviso le forze e penalizzato la corsa di Tondo.
Voti decisivi, così come decisivo è stato l’astensionismo, con una percentuale di votanti del 50,5%, in netto calo rispetto a cinque anni fa (72,3%, ma allora si votò anche alle Politiche). Undici mila invece i voti nulli. Il leghista Luca Zaia, che governa il Veneto, commenta: «È un risultato che ci deve far riflettere, perché il primo partito è quello degli astensionisti». Ma il dato politico della giornata, oltre al trionfo del Pd, è senza dubbio la sconfitta dei Cinque Stelle, che escono dalle urne dimezzati rispetto alle Politiche: primo partito in Regione a febbraio alla Camera con il 27,7%, il Movimento ieri ha raggranellato il 13,8% dei voti, con il candidato governatore, Saverio Galluccio, più brillante (oltre il 19,2%).
«Quello che è successo a Roma, e come è stato raccontato dai media, ha avuto un’influenza, ma più che sul risultato del movimento ha pesato sull’astensionismo — spiega Galluccio —. Siamo stati presentati come i responsabili dell’impasse politica». Come l’ha presa Beppe Grillo? Alle 19.30 il candidato Cinque Stelle diceva di non averlo sentito: «Sta dormendo», affaticato dal tour in camper.
Il Pd festeggia. A Udine uno striscione dice: «Né Renzi né Bersani, ma solo Serracchiani». I democratici, dopo che le divisioni sul voto per eleggere il capo dello Stato hanno travolto i vertici del partito, ripartono proprio dal Friuli Venezia Giulia. Si affermano come primo partito con il 26,8% e strappano una Regione al centrodestra. «È un miracolo», commenta il sindaco di Trieste, Roberto Consolini, mentre lo spoglio non è ancora finito e il margine rispetto al centrodestra, mai ampio, si riduce piano piano da settemila preferenze a poco meno di duemila. Un’erosione lenta, che nel centrosinistra ha creato l’incubo (poi svanito) della rimonta. «Abbiamo vinto», annuncia verso le 20 Debora Serracchiani. Gli ultimi seggi non sono ancora stati scrutinati, ma Tondo le ha già  telefonato per congratularsi. E a Roma i democratici tornano a respirare. «Brava Debora. E bravo il Pd. È la dimostrazione che il Partito democratico anche in un momento difficile riesce a raccogliere la fiducia degli elettori». Matteo Renzi parla di «un giorno bellissimo». Anche Massimo D’Alema si complimenta: «Un riconoscimento del lavoro svolto da Debora Serracchiani in questi anni». Lei, renziana, esulta e promette di essere «pronta a lavorare con tutti». «È una vittoria mia e della mia squadra e di tutte le persone che dall’inizio hanno creduto con me a questa opportunità  mettendoci cuore, passione, testa, ma sicuramente sono anche tante le persone da non ringraziare, soprattutto nelle ultime ore», commenta. E poi aggiunge: «Mi dispiace per il mio partito, per gli errori fatti. Spero che questo faccia capire che i territori meritano più rispetto. Anche noi meritiamo più rispetto e meritiamo un partito che non ci crei imbarazzi».
Alle 21 e 20 arriva al palazzo del Consiglio regionale, accolta dal grido «Debora, Debora» e da abbracci. Sorride raggiante, chiusa in un cappotto rosso. È l’inizio della sua era.
Emanuele Buzzi


Related Articles

Casaleggio corse in una lista civica vicina a Forza Italia: lo votarono in sei

Loading

MILANO — Sei voti in tutto. E un’esperienza lasciata nel cassetto nove anni fa. Amministrative 2004: a Settimo Vittone (in provincia di Torino), nel canavese, si presenta un candidato destinato a conquistare un’ampia fetta del mondo della politica. Si tratta di Gianroberto Casaleggio, il guru del Movimento 5 stelle. L’imprenditore corre — come ricordato da Panorama — con la lista «Per Settimo». I risultati? Non incoraggianti.

Sì, no, può darsi. Sulla Tav siamo alla sceneggiata di governo

Loading

Governo nel tunnel. Restano tanti i nodi politici: il futuro del Tav, la consistenza del M5Stelle di fronte allo strapotere dell’alleato leghista, la vera natura del prof. Conte

Salvate il soldato Matteo. Da se stesso

Loading

Il rischio di disperdere in una alluvione di dichiarazioni fritto misto la simpatia accumulata

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment