Il passo indietro di Monti, Scelta Civica nel caos

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ROMA — «Il mio non è un abbandono ma la continuazione di quello che è il mio modo di interessarmi della vita del Paese. Non ho mai pensato di avere voglia di essere segretario o presidente di una forza politica». Mario Monti risponde alle indiscrezioni su un suo disimpegno rispetto a Scelta Civica e alla politica in generale. In effetti il premier uscente rinuncia a tutte le cariche nella sua forza politica e chiede di togliere il suo nome dal simbolo. Ma assicura che non si tratta di un’uscita di scena. «Ora Scelta civica si sta dotando di uno statuto e io non ne sono mai stato presidente, ho incoraggiato gli altri a cercare qualcuno che occupi quel posto ». Lui continuerà  a impegnarsi «per le riforme, per l’Europa e contro il bipolarismo conflittuale ».
L’ex rettore della Bocconi precisa la sua posizione a Che tempo che fa.
Ma ospite di Fazio parla anche di economia dicendo che «se l’Italia non cresce ciò è dovuto a lacune della politica ma moltissimo anche a sindacati e imprese » e aggiunge che se ci sarà  un taglio dell’Imu «potrebbe essere necessaria una manovra correttiva». Intanto, tornando al suo futuro politico, i montiani doc ricordano che il premier non ha mai avuto l’intenzione di guidare la macchina organizzativa di Scelta Civica, ruolo per il quale ritiene di non avere le caratteristiche e assicurano che già  in campagna elettorale aveva detto che avrebbe fatto togliere il nome dal simbolo («non amo i partiti leaderistici»). Ma certo è che nella scelta definitiva ha pesato l’amarezza per la sua parabola politica e la scarsa voglia di guidare una forza spaccata al suo interno. Il che non significa disimpegno, garantisce il capogruppo a Montecitorio Lorenzo Dellai: «Monti conserverà  la leadership non formale ma sostanziale del progetto e sarà  una presenza attiva, non solo di riferimento». E aggiunge che in caso di voto anticipato Monti sarà  candidato premier di Scelta Civica a meno che, per via del Porcellum, il partito non sia costretto ad entrare in una coalizione con una premiership diversa.
Ma a dimostrazione di quanto le acque dentro Sc siano torbide la ricostruzione di alcuni montiani di stretta osservanza secondo i quali il clamore creatosi intorno al passo di lato del premier sia una polpetta avvelenata propinata dalla corrente montezemoliana del partito. Si parla di un tentativo di screditare il premier alla vigilia delle elezioni del Capo dello Stato, «ruolo al quale non aspira – spiegano – e per questo non vuole essere coinvolto nelle trattative per non essere additato di ambizione personale come avvenuto per l’elezione del presidente del Senato». E proprio questo è il punto: il tentativo attribuito a Italia Futura di screditare il premier dando la sensazione di un ritiro strategico per rimettersi in corsa per il Colle in modo da farlo definitivamente fuori (al momento non è in lizza, ma non si sa mai…) e di indebolire il partito evitando che alla quarta votazione possa essere determinante nella costruzione di una maggioranza diversa da quella per Prodi (che al momento non convince i montiani). Già , perché se il nome del Professore di Bologna porta alle elezioni anticipate, per molti quelli di Italia Futura – è la dietrologia dei montiani doc – vedrebbero il voto con favore nel tentativo di svincolarsi dai civici, allearsi con Renzi e recuperare centralità  politica. Veleni di un partito in cerca d’anima.


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