La cucina della “crisi”: critica, consapevole e bio

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La seconda ricetta, preparata sempre in diretta, è una gustosa parmigiana fatta con le bucce di zucca e di carota. Cosa hanno in comune questi piatti, oltre ad essere buonissimi? “Sono un tipico esempio di cucina degli scarti, fatta con ciò che troviamo in casa e con elementi che in genere la gente butta via. Ma che, se ben usati, possono sorprenderci” spiega Annarita, il cui blog, pieno di spunti e idee, sta diventando tra i più seguiti in questo campo.

Le ricette di Miss Critical Kitchen, infatti, puntano a un consumo critico e consapevole degli alimenti e, nel pieno spirito dei nostri tempi, a mettere al bando ogni spreco, abbinando alle semplici ricette di una volta il proprio gusto personale e la propria creatività . Un trend che sempre più italiani hanno deciso di imitare, perchè permette di conciliare il gusto e la salute con un portafogli ogni giorno sempre più vuoto. Anche se non è semplice. “Per poter utilizzare gli ingredienti fino in fondo, anche i cosiddetti scarti, è necessario che i prodotti siano bio – spiega Annarita – In questo modo sappiamo da dove vengono e non rischiamo che siano imbottiti di pesticidi e altri veleni. Costano di più? Ok, è vero, ma sono molto più buoni, e possiamo usarli per intero, bucce comprese. Proprio qui sta il vero risparmio”.

Una considerazione rafforzata dalle ultime statistiche, secondo cui, in Italia, la spesa per i prodotti biologici tra il 2011 e il 2012 sarebbe aumentata del 7,3% (dati Ismea/Gfk-Eurisko), con un giro d’affari che, tra esportazioni e consumi interni, ammonta a circa 3 miliardi di euro. Fatturato che pone il nostro paese al quarto posto a livello europeo, dietro Germania, Francia e Regno Unito, e in sesta posizione nella classifica mondiale. Nella top ten dei prodotti bio più consumati si classifica la frutta e la verdura fresca, seguite da miele e marmellate, uova, yogurt, olio extravergine d’oliva, formaggi, succhi di frutta, biscotti e carne.

Inoltre, secondo un recente studio della Coldiretti, nell’ultimo anno alimenti come uova, farina, burro e prodotti biologici in generale hanno registrato il maggiore aumento del consumo nel nostro paese. “Oggi gli italiani sanno che, con poco più di cinque euro è possibile ad esempio acquistare tutti gli ingredienti necessari per le tradizionali frappe, e anche far fronte ai consumi energetici per la cottura a fronte di una spesa che si aggira tra i 15 ed i 20 euro al chilo” spiegano nel comunicato, sottolineando come il ricorso al fai da te sia “certamente il frutto dell’esigenza di risparmiare a causa della riduzione del potere d’acquisto, ma anche della ricerca di una migliore qualità  dell’alimentazione”. Assistiamo così a un vero e proprio ritorno alle torte e alla pasta fatta in casa, alle marmellate della nonna, e perfino al pane e la pizza cotti nel proprio forno casalingo.

“Tutto sta nell’organizzarsi, ma alla fine l’appagamento è grande” spiega Miss Critical Kitchen, che ai supermercati preferisce il chilometro zero sempre e comunque e, ai confezionati, il lavoro delle sue mani. Semmai di chilometri ne macina lei, in passeggiate per i mercati e mercatini rionali, alla ricerca di frutta e verdura di stagione, uova “felici” e contatto umano. Per lei, “il consumo critico richiede impegno, sia nell’informarsi sia nel portare avanti le proprie scelte”. Come quella di consumare solo prodotti di stagione, leggere tutte le etichette di ciò che si acquista, domandare, indagare, scoprire da dove proviene il cibo e come è stato preparato, conservato, e trasportato.

E se proprio si deve andare in un supermercato, uno dei trucchi più utili per evitare gli sprechi è quello di farsi una lista di ciò che serve davvero e seguirla con scrupolo, in modo da non farsi abbindolare dalle offerte e dalle strategie di marketing. Oppure si può aderire ai Gruppi di Acquisto Solidale, in cui consumatori e famiglie si riuniscono per acquistare insieme i prodotti direttamente dal contadino o dall’allevatore, accrescendo le relazioni all’interno del gruppo così come la fiducia e la conoscenza di ciò che viene acquistato, arrivando a un vero e proprio risparmio a parità  di qualità . Un fenomeno che, sempre secondo Coldiretti, avrebbe contagiato il 18,6% degli italiani, con la formazione di oltre 900 gruppi.

Anche lì il guadagno è assicurato, soprattutto in termini di gusto e salute. Basti pensare alle malattie e alle intolleranze che ormai affliggono buona parte della popolazione, a cominciare dai bambini. “Nella maggior parte dei casi esistono buone probabilità  che queste persone siano in realtà  intolleranti non tanto al cibo che assumono, ma alle manipolazioni alle quali il cibo viene sottoposto, che avvengono durante le fasi di produzione, conservazione e distribuzione”, si legge nella Guida al Consumo Critico citata sempre dalla blogger calabrese (romana d’ adozione).

Secondo Emanuela De Ros di Slow Food, anche lei presente a “Riscarti”, fare la spesa diventa in questo modo un atto politico. “Con i nostri comportamenti possiamo davvero fare la differenza – spiega, promuovendo i corsi dell’associazione mirati proprio a questo scopo – dopotutto, a fare la spesa siamo milioni. Abbiamo un enorme potere”. Parla della bontà  dei prodotti locali, e del paradosso dei prezzi: “Un alimento confezionato lo paghiamo così poco perchè non abbiamo pagato i costi ambientali. Lo faranno infatti le generazioni future: basti pensare, che per produrre un solo chilo di carne bovina negli allevamenti intensivi, vengono usati 15.500 litri d’acqua. E certi pomodori che mettiamo in tavola? Se pensiamo che sono costati una giornata di fatica pagata 5 euro all’immigrato irregolare, come ci hanno raccontato le tristi cronache recenti, ecco che si capisce come mai i prezzi sono così bassi”.

Anna Toro


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