È ORA DI SCEGLIERE TRA EURO E EUROPA

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Il sogno della “moneta unica” ha generato l’incubo della mutua distruzione assicurata. Vige la dottrina della deterrenza atomica: se Berlino e aggregati portassero disciplinatamente l’austerità  alle conseguenze estreme, fino a distruggere il tessuto economico, politico e sociale del continente, Roma e resto del Sud potrebbero replicare mettendo sul tavolo l’opzione di far saltare il banco consolidando il debito e tornando alle valute nazionali. Dalla Pax Europaea alla Finis Europae. Sarebbe poi la storia a statuire se fu doppio suicidio o mutuo assassinio.
Siamo al cuore del dilemma. Dobbiamo scegliere fra euro ed Europa. Dopo aver sacrificato per vent’anni, soprattutto noi italiani, all’idolo dell’euro come genitore dell’unità  europea, scopriamo che vale il contrario. La moneta che volle farsi re ha prodotto un’Europa alla rovescia. Il massimo potere politico è concentrato nella Banca centrale europea, chiamata a surrogare il governo europeo che non c’è. Da Francoforte, la confraternita dei banchieri centrali, provvidenzialmente affidata a un capo intrinseco alle arti del principe, ha vanamente guadagnato ai responsabili delle eurodemocrazie il tempo in teoria utile ad assumere decisioni che non sanno o non vogliono prendere, nel timore di essere defenestrati dai rispettivi elettori. L’euro ha quasi azzerato lo spazio della politica nei paesi che l’hanno prodotto. A trarne provvisorio beneficio, formazioni estremiste che predicano scorciatoie iperdemocratiche – ovvero antidemocratiche – mentre vellicano gli istinti sovversivi di cittadini esasperati perché usi alla bonaccia di certezze ormai inservibili.
Possiamo sperare che la Germania, per una volta nella storia, si assuma le responsabilità  geopolitiche che le derivano dalle dimensioni economiche e si sveli egemone in Europa per il bene proprio e altrui? Improbabile. In ogni caso, non decidiamo per i tedeschi.
Possiamo credere che l’Italia, per una volta nella storia, decida di decidere, non di essere decisa dal Grande Fratello di turno? Utopico, forse. Ma necessario e urgente. In ogni caso, lo decidiamo noi. Stavolta però, qualsiasi (non) decisione italiana deciderà  per buona quota del futuro prossimo dell’Europa — e in non trascurabile misura del mondo. Piaccia o meno, l’Europa alla rovescia significa anche affidare a un paese vocazionalmente irresponsabile la responsabilità  di scegliere per tutti.
Varcare la soglia della responsabilità  implica recuperare la percezione della realtà : la nave Italia non è inaffondabile. Tutti gli indicatori segnalano che il dislivello con la Germania sta diventando un fossato, ma anche la Francia in stallo e altri rilevanti europartner ci lasciano indietro. Se non invertiamo la rotta, fra poco vivremo in continenti diversi.
Euro o non euro.
Questa è l’anticipazione di parte dell’intervento che Lucio Caracciolo terrà  alle 10 di sabato prossimo al festival vicino/lontano di Udine (chiesa di S. Francesco)


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