Il centrodestra sale al 35,6% Pd e Grillo pagano le divisioni

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Le intenzioni di voto degli italiani sembrerebbero, secondo tutti i sondaggi pubblicati di recente, avere modificato significativamente il quadro emerso solo poco tempo fa dalle elezioni politiche.
L’elemento che più colpisce è la notevole crescita della base di consenso per il Pdl, che oggi viene stimata tra il 27 e il 30% (Ispo rileva il 29,1%). Per la verità , il trend positivo per il partito di Berlusconi si era già  manifestato durante la campagna elettorale. Dal 16% attribuito nel novembre 2012, il Cavaliere era riuscito già  in gennaio a passare al 19%, per ottenere poi alle elezioni il 21%. L’incremento di voti del Pdl derivava — e deriva ancor più nelle ultime settimane — principalmente da due settori di elettorato. Da un verso, Berlusconi ha beneficiato della progressiva erosione del centro, che ormai si avvia sotto la soglia dell’8%. Ma, specialmente, il Cavaliere è riuscito a recuperare progressivamente una buona parte dell’elettorato che lo aveva votato in passato e che, però, almeno fino allo scorso anno, si dichiarava deluso dalle sue performance governative. Come si sa, nelle elezioni del 2008 il Pdl riuscì a ottenere addirittura il 37,4%. Molti dei votanti di allora si erano rifugiati nell’astensionismo o in altre scelte politiche (qualcuno anche nel Movimento 5 Stelle): in parte costoro stanno, a torto o a ragione, ridando fiducia al Cavaliere.
Le formazioni di centro — e la Lista civica con Monti per l’Italia in particolare — appaiono, come si è detto, in crisi di consenso. Già  il risultato elettorale si era dimostrato inferiore rispetto alle aspettative che erano maturate durante il governo Monti, ma, comunque, la coalizione di centro era riuscita in febbraio a superare il 10%. Oggi questo obiettivo sembra molto lontano. In particolare, è la lista dell’ex presidente del Consiglio ad avere perso progressivamente appeal tra gli elettori, fino a superare oggi di poco il 6% (ma, secondo diversi altri istituti di ricerca, a raggiungere un valore ancora inferiore, tra il 5 e il 6%).
All’interno del centrosinistra, anche il partito maggiore di quest’area, il Pd, appare subire una erosione del seguito elettorale, collocandosi sotto il 24% (23,6% è il dato rilevato da Ispo, ma Ipr stima il 22%, Euromedia il 20,5%, Lorien il 24%, Demos il 25%, mentre solo Ipsos assegna il 26,5%). La difficile situazione del Pd in termini di consensi, rispecchia ovviamente il travaglio che sta subendo il partito, alla ricerca di un nuovo leader che sappia fermare le profonde divisioni interne (tanto che il 40% dell’elettorato del Pd dichiara di ritenere probabile, nel medio periodo, addirittura una vera e propria scissione). Ma, in realtà , come ha bene illustrato Polito sul Corriere di venerdì, i problemi del partito nel raccogliere le adesioni degli elettori emergevano già  dall’esito delle consultazioni di febbraio, che vedevano un forte allontanamento dei giovani, dei ceti popolari e degli stessi votanti delle regioni «rosse», che rappresentavano tradizionalmente lo «zoccolo duro» del supporto per il Pd. Questo trend è proseguito nelle ultime settimane, accentuandosi a causa dell’irritazione di una parte della base per l’accordo di governo con il centrodestra. Qualcuno sembra migrare verso sinistra, come mostra l’incremento di voti ottenuto in queste settimane da Sel (che supera il 5%, a fronte del 3,2% ottenuto alle elezioni). La crescita di Sel «compensa» l’andamento negativo del Pd tanto che nel complesso il centrosinistra ottiene oggi grossomodo lo stesso risultato di febbraio.
Infine, va registrata la lieve diminuzione, rispetto all’esito elettorale, del Movimento 5 Stelle. Che, come si sa, ebbe, subito dopo il voto, un forte incremento di consensi, che si è tuttavia esaurito successivamente. Oggi il M5S si colloca attorno al 24% (ma alcuni istituti di sondaggi lo collocano sotto il 23%), a fronte del 25,6% emerso dal voto di febbraio: si tratta, con tutta evidenza, dell’effetto delle fratture che nelle ultime settimane si sono manifestate tra gli eletti del movimento di Grillo.
Insomma, a poco più di due mesi dalle elezioni, il Pdl riesce a dominare, ancora una volta, lo scenario politico. Se ci fossero le elezioni oggi, potrebbe profilarsi una vittoria del partito di Berlusconi. Ma, secondo gran parte degli osservatori, al Cavaliere non conviene in questo momento provocare la caduta del governo per ritornare al voto: una scelta siffatta potrebbe provocare la riprovazione di una parte del suo stesso elettorato (oltreché del presidente della Repubblica Napolitano) e recargli danno sul piano del consenso. E una nuova situazione di instabilità  potrebbe convogliare ancora una volta voti verso la protesta rappresentata da Grillo. È quindi ragionevole ipotizzare che Berlusconi continui per ora a gestire il suo vantaggio che, peraltro, appare accrescersi di giorno in giorno, senza che le vicende giudiziarie lo danneggino in termini di seguito elettorale.


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