Sicurezza, allerta del Viminale «Pericoli per la crisi sociale»

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Ore 10, Viminale. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha deciso di partecipare all’incontro con una scelta inusuale, ma a quanto pare gradita dal titolare del dicastero che è pure il suo vice nell’esecutivo. Quasi un segnale per dimostrare anche agli scettici che sulle questioni importanti le due parti politiche che formano il governo marceranno davvero insieme. E quella della sicurezza è certamente in cima alla lista, soprattutto tenendo conto che domenica scorsa l’insediamento è stato segnato dagli spari contro i carabinieri proprio di fronte a Palazzo Chigi.
Si parla di questo, durante l’incontro. Il comandante generale dell’Arma Leonardo Gallitelli fornisce gli aggiornamenti sulla vicenda, pur nel rispetto del segreto istruttorio. Secondo i primi rilievi effettuati dagli specialisti del Ris la pistola utilizzata da Luigi Preiti non aveva mai sparato in fatti finiti al centro di indagini. Ora si attende l’esito delle verifiche sul telefonino, sui contatti avuti dall’attentatore negli ultimi due anni, proprio per scoprire se qualcuno possa averlo aiutato a preparare l’azione del 28 aprile. O quantomeno ad aver eccitato la sua disperazione per aver perso famiglia e lavoro. Proprio ieri il giudice per le indagini preliminari ha respinto, con una decisione che comunque appariva scontata, la richiesta di remissione in libertà . L’uomo rimane recluso nel carcere di Rebibbia, mentre il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente, è stato trasportato in una struttura specializzata nella riabilitazione.
Appare riduttivo credere che dietro il gesto di Preiti ci sia semplicemente un disagio sociale, non a caso l’indagine sta cercando di approfondire il suo passato e soprattutto i suoi eventuali legami con la criminalità  organizzata agevolati dalla sua passione sfrenata per il gioco d’azzardo. Però è proprio sulle «situazioni di criticità  sociale connesse all’attuale congiuntura economica» che si concentrano gli interventi dei responsabili degli apparati di sicurezza.
Le relazioni del capo reggente della polizia Alessandro Marangoni e dei vertici dei servizi segreti confermano che «non ci sono segnali specifici di pericolo, ma un disagio forte che va tenuto sotto controllo». Anche perché su questo possono innescarsi manifestazioni e tensioni di piazza. Misure di sicurezza particolari sono già  scattate a Roma e di fronte alle sedi istituzionali anche in altre città , senza trascurare quei focolai dove la tensione può crescere e dunque nei luoghi dove chiudono fabbriche e stabilimenti, dove le aziende sono in grave difficoltà  e i cittadini perdono il lavoro.
Concorda il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo e poi si sofferma su quella che può diventare un’altra emergenza con l’arrivo dell’estate: lo sbarco dei migranti. Negli ultimi giorni ci sono stati numerosi arrivi in Sicilia e in particolare a Lampedusa. Nulla in confronto a quanto accaduto in passato, anche tenendo conto che in Libia e negli altri Paesi nordafricani la situazione appare al momento più tranquilla, dunque non si prevede un esodo simile a quello che aveva caratterizzato la «primavera araba». Ma le rotte rimangono comunque aperte e battute dai trafficanti, dunque nel Mediterraneo si continuerà  a concentrare uno spiegamento di forze impegnato nel pattugliamento, oltreché nelle azioni di soccorso.
Fiorenza Sarzanini


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