E vanno in fumo 700mila euro di spot

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Abbiamo cullato per un po’ l’illusione d’essere diventati di colpo un paese normale, ma la solita polemica scema sul festival di Sanremo ci riporta all’umile realtà . Scema, più scema. Tanto che già  la prossima settimana verranno convocati i leader dei tre partiti di maggioranza – Alfano, Bersani e Casini – per discutere i dettagli della riforma di viale Mazzini. Il Professore, che oltretutto questa sera incontrerà  i vertici del Vaticano per l’anniversario dei Patti Lateranensi, è rimasto sconcertato dal racconto del monologo di Celentano con l’invito alla chiusura di Avvenire e Famiglia Cristiana. Un’irritazione accresciuta dalla notizia che la Sipra ha chiesto conto alla Rai per quei 6-700 mila euro di spot non andati in onda a causa dello sforamento dello showman. Per non parlare delle reazioni di quei ministri più vicini al mondo cattolico come Riccardi, Passera o Ornaghi. Sotto accusa sono finiti il dg Lorenza Lei e il direttore di Raiuno Mauro Mazza. 
Non che Monti abbia aspettato il Molleggiato per capire di dover intervenire su un’azienda che, fin dall’inizio del suo mandato, ha individuato come la grande malata. Che il premier avesse deciso comunque di accelerare l’aveva compreso infatti il presidente Paolo Garimberti quando due giorni fa – prima dunque della grana Sanremo – era stato ricevuto a palazzo Chigi da Monti, Passera e Grilli. Una riunione molto operativa e “didattica”, durante la quale Garimberti era stato sottoposto a una raffica di domande molto specifiche da parte del premier, tutte centrate sulla “governance” dell’azienda: «Ogni quanto si riunisce il Cda?». «Quali obblighi impone il contratto di servizio?». «Come agisce il direttore generale?». Del resto, durante l’ultimo vertice con i segretari di maggioranza, Monti aveva chiarito che la Rai sarebbe stata il prossimo bersaglio del governo. «Quando ci rivedremo – aveva detto sibillino il Professore ai tre segretari – dovremo parlare della Rai e lo faremo sicuramente». Il momento è arrivato.
Il piano Monti-Passera, tenuto ancora segreto e circolato soltanto per grandi linee ai vertici dei partiti, prevede un intervento di cesello sulla legge Gasparri, senza grandi stravolgimenti. Il muro eretto dal Pdl a difesa dell’attuale sistema e i tempi stretti imposti dalla scadenza dell’attuale Cda non consentono infatti di rivoltare l’azienda. Ma qualcosa per allentare la morsa dei partiti Monti intende comunque farla. L’idea è quella di ridurre intanto da 9 a 5 i membri del Consiglio d’amministrazione. Una modifica semplice, ma che avrebbe effetti importanti, dando al governo una forte leva per prendere in mano il timone dell’azienda. Monti infatti potrebbe disporre del voto del suo uomo in Consiglio (il rappresentante del Tesoro), del presidente e del direttore generale. Ai partiti resterebbero solo tre consiglieri: uno per il Pdl-Lega, uno per il centrosinistra e uno per il Terzo polo. Una semplificazione drastica, che priverebbe la politica di maggioranze certe nel Cda. Al posto di Lorenza Lei (Dagospia scrive che per scusarsi di Celentano e coprirsi le spalle ieri il Dg avrebbe chiamato direttamente il cardinal Bertone) Monti starebbe pensando a due candidati manager: Franco Bernabè, presidente di Telecom, conosciuto dal premier anche per la comune partecipazione agli incontri del gruppo Bilderberg; e Claudio Cappon, grande conoscitore dell’azienda per averla già  guidata due volte da direttore generale. 
Resta il fatto che il Pdl è ancora formalmente schierato contro ogni revisione della governance. I due mastini a guardia dell’azienda contro le “invasioni di campo” del governo sono Maurizio Gasparri e Paolo Romani. Che continuano da giorni, di fronte alle voci di un intervento montiano, a rivendicare le prerogative esclusive del Parlamento. Eppure nel Pdl, nel cerchio magico di Berlusconi, invitano a non dare per scontato il no del Cavaliere. «La Rai – spiega un uomo vicino all’ex presidente del Consiglio – è soltanto un pezzo dell’accordo generale che Berlusconi sta trattando con Monti. Se gli altri pezzi andranno a posto anche sulla Rai l’intesa si troverà ». Le lancette intanto corrono. Tra sei settimane scadrà  il Cda e Monti non intende rassegnarsi a una proroga dell’attuale vertice. Per cui la mini-riforma alla Gasparri potrebbe anche trovare posto in un emendamento al decreto semplificazioni appena arrivato alla Camera.


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