Europa: “il carbone uccide due persone l’ora”

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La combustione del carbone, infatti, produce molti più inquinanti di quella del petrolio o del metano (oltre agli ossidi di carbonio e zolfo, anche quelli di azoto, idrocarburi e metalli pesanti) tanto che in Europa i fumi emessi principalmente dalle ciminiere delle centrali elettriche a carbone uccidono più di due persone l’ora. È questo l’allarmante dato emerso dal dettagliato rapporto “Silent killers” (.pdf) basato su una ricerca condotta dall’Università di Stoccarda e presentato il 12 giugno da Greenpeace.

“In questa pubblicazione – ha spiegato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – esponiamo l’impatto sanitario e ambientale delle centrali a carbone attualmente operative in Europa e analizziamo gli impatti di quelle in costruzione o progettazione”. I risultati? Lo studio è l’ennesima prova, qualora ve ne fosse bisogno, che il carbone pulito sbandierato dalle compagnie energetiche non esiste. “Le centrali a carbone sono killer silenziosiha continuato Boraschi -. Distribuite in tutta Europa, emettono milioni di tonnellate di gas tossici e polveri. I prodotti di queste emissioni penetrano nei polmoni e nel sangue delle persone e concorrono all’insorgenza o amplificano la portata di patologie respiratorie, attacchi d’asma, attacchi cardiaci, cancro ai polmoni e altre malattie. Benché non leggerete mai di una sola singola morte certificata per inquinamento atmosferico, l’aria avvelenata dal carbone che respiriamo può causare danni reali e gravi e può uccidere”.

Non si tratta quindi “dei soliti allarmismi ambientalisti” più volte volutamente sottovalutati. Le circa 300 centrali a carbone funzionanti in Europa si legge su Silent killers “producono anche nel Vecchio continente un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione, ma emettono il 70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di azoto presenti nell’aria esponendo oltre il 90% della popolazione urbana europea a livelli di concentrazione di particolato fine (PM2.5) e ozono superiori ai limiti previsti dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Queste centrali sono anche la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di arsenico e producono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2.

Il risultato in termini sanitari, dalle emissioni del carbone, oltre al già citato “più di due persone morte l’ora” sono le 22.300 morti premature su base annua equivalenti alla perdita di 240.000 anni di vita concentrate principalmente in Polonia dove il carbone causa 5.358 morti premature l’anno (più di quelli per incidenti stradali), Germania, Romania e Bulgaria dove addirittura i decessi sono 2.723 per il carbone e 901 per incidenti stradali. Le aziende maggiormente responsabili di questi impatti sono non a caso la polacca PGE, la tedesca RWE, la svedese Vattenfall, la greca PPC e la grande multinazionale elettrica italiana Enel che con la sua controllata slovena Slovenské Elektrárne è oggi la quinta peggior compagnia a livello europeo, in termini di danni sulla salute. Proprio nel Belpaese secondo il rapporto di Greenpeace, “nel 2010 il carbone ha causato 521 morti premature, equivalenti a 5.560 anni di vita persi”.

Ma nonostante i dati allarmanti dell’Università tedesca si continua ad investire sul carbone tanto che proprio agli impianti energetici che potrebbero vedere la luce nei prossimi anni è dedicato un intero capitolo dello studio. “Sono 52 i progetti di nuove centrali che risultano attualmente in fase di realizzazione o di autorizzazione – ha ricordato Greenpeace nel suo report – Se entrassero in funzione, ogni anno in Europa si avrebbero danni alla salute umana equivalenti alla perdita di ulteriori 32 mila anni di vita. Tenendo conto del fatto che una centrale opera normalmente per un ciclo di vita di 40 anni, in prospettiva questi progetti equivarrebbero alla perdita di 1,3 milioni di anni di vita”.

Tutto questo però può cambiare. Gli scenari energetici di Greenpeace, già adottati dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), dimostrano come, per garantire i fabbisogni energetici europei, non serva costruire nuove centrali a carbone. “Piuttosto, con lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico garantito da serie misure di efficientamento, è possibile cominciare sin d’ora a chiudere le centrali a carbone più vecchie e inquinanti. Questa prospettiva è stata confermata perfino dall’International Energy Agency(IEA), che chiede all’Europa di iniziare presto il phase-out da carbone” ha concluso Boraschi. “Per questo Chiediamo all’Unione Europea di fissare nuovi obiettivi vincolanti di sviluppo delle rinnovabili (45%), di abbattimento dei gas serra (55%) e di efficienza energetica per il 2030 arrivando così a porre fine all’età del carbone al più tardi entro il 2040″.??

Oggi i dati di molte altre istituzioni e organismi sovranazionali confermano che l’aria che respiriamo può essere uno dei maggiori agenti patogeni per la nostra salute. Per questo per salvare i nostri polmoni e salvare il clima dalle emissioni di gas serra, siamo all’ultima chiamata. Come per l’amianto, quando a risarcire le vittime del carbone saranno i tribunali, come in occasione della recente sentenza di condanna a 18 anni di reclusione per disastro doloso all’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny imputato a Torino nel processo Eternit, allora sarà troppo tardi.

Alessandro Graziadei


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