Slitta l’aumento Iva, ma acconti al 110%

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ROMA — Stop all’aumento dell’Iva dal 21 al 22% fino a ottobre. La decisione è stata presa definitivamente ieri dal consiglio dei Ministri. La copertura del provvedimento, che costa un miliardo, è stata trovata più che raddoppiando la tassa sulle sigarette elettroniche (forse dal 2014), aumentando alcune accise e anticipando il saldo di alcune imposte: Irpef, Ires e Irap e gli acconti dovuti dagli istituti di credito sulle ritenute nel 2013. Niente tagli di spesa che invece andranno a finanziare le misure che saranno prese nei prossimi 15 giorni.

Il testo così presentato dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è stato oggetto di polemiche per tutta la giornata: «Sono misure prese in considerazione che adesso si stanno finalizzando» ha precisato il ministro. Inoltre il provvedimento — sottolineano ambienti del Tesoro — non è blindato e in Parlamento il governo è pronto a valutare soluzioni alternative. Versione confermata in serata dal ministro del Pd Dario Franceschini: «Le coperture sono migliorabili dalle Camere». Un modo per placare le polemiche del capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, scatenato sulle coperture, che sono «partite di giro, al limite del raggiro. Non sono una cosa seria». E del leader della Lega, Roberto Maroni, che su Twitter ha scritto: «Il rinvio dell’aumento Iva è una beffa».

Dunque via libera a modifiche in Parlamento anche se il premier Letta ha avvertito che «in questo momento non è il caso di fare scelte che diano l’impressione di sfasciare i conti pubblici». Lo stesso Letta ha anticipato che «in Parlamento si verificherà insieme alle commissioni parlamentari la possibilità di un ulteriore differimento dell’aumento dell’Iva» di altri tre mesi, fino al 1° gennaio 2014, con la legge di Stabilità.

Da Bruxelles la reazione è stata attendista: «La Commissione — ha spiegato il portavoce del commissario Olli Rehn — ha bisogno di capire come coprire il buco nei conti che si crea con il rinvio dell’Iva prima di commentare la misura». A rassicurare l’Ue ci ha pensato Saccomanni che ha risposto: «Le garanzie le abbiamo già date oggi (ieri per chi legge, ndr) in cdm. Tutto è fatto dentro gli impegni Ue, non ci sono sforamenti né nuovi debiti».

Ma vediamo come. Il primo intervento è sulle sigarette elettroniche: «I prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati, nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo», sono assoggettati a un’imposta 58,5% anziché del 21%.

Quanto agli interventi fiscali, a novembre la misura degli acconti Irpef e Irap, passa dal 99% al 100%, in pratica se ne anticipa il saldo, quella dell’Ires dal 100% al 101%. Infine, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per quello successivo, il versamento di acconto dovuto dagli istituti di credito sulle ritenute viene fissato nella misura del 110%.

Tutte queste misure, spiegano al ministero dell’Economia, sono suscettibili di essere riviste a ottobre, quando il governo potrebbe avere un quadro di risorse diverso. Ma intanto è già aperta la corsa a presentare emendamenti in Parlamento. Al primo posto si piazza la proposta firmata dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (Lega), dall’ex ministro delle Riforme, Roberto Calderoli (Lega) e dall’ex tesoriere del Pd, Ugo Sposetti, diretta a cancellare l’Imu sulla prima casa e l’aumento dell’Iva per tutto il 2013. Tremonti, primo firmatario della proposta, apre la relazione all’emendamento in latino: «Primum vivere». Ma oltre ad Aristotele richiama anche Tito Livio: «Dum Romae consulitur…», cioè «Mentre a Roma discutono Sagunto viene espugnata». Tornando all’emendamento, l’abbattimento dell’Imu sull’abitazione principale e lo stop all’aumento dell’Iva per il 2013 «è reso possibile calcolando in modo appropriato gli effetti fiscali positivi (maggiori entrate Iva) prodotti dalla liquidità per pagamenti arretrati della Pa di cui è già in atto l’immissione nella economia, con l’aggiunta di liquidità addizionale resa possibile dalla emissione di mini titoli pubblici ad hoc ». È quanto si spiega nella relazione di accompagnamento, aggiungendo che, a fronte di un costo di 5,9 miliardi, la copertura prodotta dal maggiore gettito Iva è di 6,3 miliardi di euro. Da via XX settembre ancora nessun commento ufficiale anche se la proposta, che era già stata avanzata dal Pdl, aveva sollevato i dubbi dei tecnici che ritengono non calcolabile il maggiore gettito dell’Iva.

Antonella Baccaro


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