Letta: rimango ottimista Giovedì vertice di maggioranza

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GERUSALEMME — Ancora quando il programma prevede un pranzo per le ore 22 con illustri ospiti israeliani — a tavola, tra gli altri, ci sono David Grossman, Zubin Mehta e la cantante Noa — il presidente del Consiglio viene informato delle fibrillazioni che stanno agitando la maggioranza di governo a Roma. Per tutta la giornata, Enrico Letta è stato una sfinge e ha evitato accuratamente di rispondere alle sollecitazioni sul forcing del professor Mario Monti, sulla convocazione del vertice di maggioranza, sull’invito alla moderazione rivolto ai partiti dal presidente della Repubblica. Nulla, neanche un sopracciglio alzato oltre la frase di rito: «Sono convinto che risolveremo i problemi con spirito costruttivo». Poi però, prima di uscire dal King David per andare a cena, una parola in più Letta la dice: «Sono determinatissimo ad andare avanti, sono ottimista. E poi che questa maggioranza fosse complessa e composita lo sapevamo fin dall’inizio. È già successo, succederà ancora, ma noi miriamo alle cose concrete».

E la sortita di Monti, che ha un vasto credito internazionale, preoccupa il nuovo inquilino di Palazzo Chigi? «No, non sono preoccupato», risponde il premier che allarga le braccia come per dire, con il linguaggio del corpo, che a certe domande preferisce non rispondere quando è all’estero. Dunque, la linea di Palazzo Chigi è quella di normalizzare le fibrillazioni pur offrendo ascolto e attenzione a chi lo chiede: “L’Italia ha i suoi problemi politici ma anche qui in Israele non mi sembra che si neghino nulla», aggiunge Letta, che poi spiega: «Giovedì chiariremo tutti insieme anche alcuni problemi che sono stati sollevati negli incontri con i leader dei partiti che ho avuto la settimana scorsa». Ed è probabile che si parli ancora di Imu, di Iva e di lavoro.

Dunque giovedì, dopo il viaggio a Berlino di domani, Letta sarà a Palazzo Chigi con il vice premier, Angelino Alfano, e con i capigruppo della maggioranza. E come dice il ministro Dario Franceschini si vedrà che questo non è il «governo dei piccoli passi». E poi l’esecutivo può contare anche sulla sponda offerta dal capo dello Stato che da Zagabria ha inviato la maggioranza a «sdrammatizzare» le tensioni: anche perché, ha detto Giorgio Napolitano, è difficile vedere il professor Monti «come un tipo minaccioso» visto che semmai il suo è «uno stimolo per il governo». Dunque il monito del presidente della Repubblica («Basta drammatizzare ad ogni sbatter di palpebre») sarà di aiuto al governo che ieri al Senato è riuscito, anche grazie all’intervento del ministro Gaetano Quagliariello, a sminare un altro ordigno: c’è l’accordo infatti per ammorbidire il testo dell’emendamento Bruno (Pdl) al ddl costituzionale sulle riforme. Quello che apriva un’autostrada anche alle incursioni sul Titolo IV della Carta (la Giustizia) e che verrà sostituito da un più prudente emendamento Finocchiaro sul campo d’azione della commissione dei 40.

Bene, anche questa per Letta è una buona notizia. «Quasi ogni giorno mi chiedo cosa ci faccio io qui», ha detto il presidente del Consiglio alla tv israeliana Channel 2: «Poi però realizzo che in questi 60 giorni quella che per molti era una mission impossibile sta diventando una mission possibile». Domani però il premier dovrà usare tutta la sua forza di persuasione con gli alleati per rendere credibile il suo «timing». Che sintetizza così quando è l’ora di andare a tavola con i big della cultura israeliana: «Diciamo che siamo entrati nella parte più difficile della corsa, siamo al gran premio della montagna, ma già in autunno saremo in pianura grazie allo sblocco effettivo dei pagamenti della Pubblica amministrazione, che genereranno Iva su Iva, e poi nel 2014 saremo addirittura in discesa». Certo, ammette Letta, lo spread sotto i 300 punti («Ora fortunatamente è sceso») e una qualche rigidità in meno da parte dell’Europa aiuteranno l’Italia a concluder la gara con onore.

Dino Martirano


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