Cannabis. Cresce il consumo abituale

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Forte consumo, mercato solido e dinamico. Stando al Rapporto mondiale sulle droghe 2012 e alla relazione europea 2013, l’ “erba” è la sostanza stupefacente più utilizzata nel mondo con un buon 10% di adulti tra i 15 e i 64 anni che la consuma quasi ogni giorno negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Nella classifica delle Top Ten europee per consumo ricreativo o voluttuario di cannabis, l’Italia si colloca in fascia medioalta, sono quasi 5 milioni le persone che hanno provato il “fumo” almeno una volta nella vita. Tre milioni e mezzo di consumatori occasionali (15-34 anni), un milione di abituali, i cosiddetti current users, di cui quasi la metà con uso “problematico”. Non rinunciano alla canna o allo spinello le generazioni dei baby boomers (60-70 anni e più), (10%) surclassati dai 45-54enni (20%). Come sempre i giovani sono indicatori di tendenza: dopo cechi (42%) e francesi (39%), due milioni e mezzo di ragazzi italiani, il 22%, usa la cannabis; i maschi più delle femmine: 15 anni l’età media del primo “fumo”, con un primato a Sardegna, Lazio, Liguria e Lombardia dove si registra il consumo più diffuso e più forte.
«Per la prima volta dopo anni si ravvisa un iniziale incremento dei consumatori – fa notare Sabrina Molinaro ricercatrice al Cnr di Pisa che coordina Espad-Italia 2012 – sono di più quelli che sperimentano la sostanza, chi ne fa un uso occasionale e aumentano gli abituali, i maggiori consumatori sono adolescenti e giovani adulti». Il mercato è dinamicissimo: merce a costi contenuti (con 10 euro si può fare una spesa settimanale), facile da trovare e naturalmente c’è la Rete dove di recente spopola l’acquisto di cannabinoidi sintetici più potenti, più pericolosi e sottocosto.
«I prodotti di sintesi agiscono sui recettori dei cannabinoidi endogeni cerebrali ed hanno una concentrazione di principio attivo molto maggiore tale da provocare gravi attacchi di panico e stati di ansia», afferma il farmacologo Felice Nava, direttore del Comitato scientifico di FederSerd. La cannabis non è letifera come altre droghe, nonostante l’erba in commercio non sia più quella di vent’anni fa, ma è sempre sostanza psicoattiva con effetti sul sistema nervoso centrale variabili da un individuo all’altro, quali sedazione e alterazione della percezione spazio-temporale e, in qualche caso, smaschera o “unmask” come dicono gli americani, episodi psicotici. «Sono indiscutibili le conseguenze del “fumo” sulla salute ma non di più che altre sostanze d’abuso legale quali alcol e tabacco, tutto dipende da come e quanto si usa – sottolinea Nava – il problema non è la sostanza quanto l’individuo e la sua personale vulnerabilità».
I risultati di uno studio dei ricercatori dell’Imperial College di Londra dimostrano come l’uso intensivo e prolungato di erba alteri il sistema dopaminergico con riduzione in certe aree del cervello di dopamina (ormone del piacere) e demotivazione. «L’indebolimento delle capacità volitive e l’effetto psicotizzante della marjuana sono noti da tempo – spiega lo psichatra Daniele La Barbera – è certo che in alcuno soggetti con predisposizione genetica e fragilità individuale la cannabis agevola l’esordio di un disturbi piscotico e ne peggiora il decorso». Dunque, non fattore causale semmai fattore precipitante.


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