Contratti fantasma e super-conguagli ecco la giungla italiana delle bollette

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LA CRISI rende le famiglie più consapevoli sui consumi, soprattutto se indispensabili come luce e gas. Così cresce l’attenzione alle bollette che, nonostante le norme imposte da Ue e Authority, continuano a essere poco trasparenti, “gonfie” di costi inutili e con frequenti addebiti errati. Che si sommano a comportamenti commerciali scorretti e servizi di assistenza scadenti. E’ la fotografia scattata da Cittadinanzattiva nel XIII° Rapporto Pit (Progetto integrato di tutela), intitolato quest’anno “Energia ad in termittenza” perchè su 9.633 reclami censiti, il 30% riguarda energia e ambiente (acqua e rifiuti). E nel primo caso i reclami si riferiscono per il 73% all’elettricità (era il 55% nel 2011) e per il 26,5% il gas (45% nel 2011).
I numeri
Le utilities sono più indisciplinate quando si parla di fatturazione (44,6% delle segnalazioni), con conguagli annuali stratosferici che vanno dai 2.500 agli 8.000 euro; di mercato (20,5%) con attivazione di contratti mai richiesti e mancato rispetto della clausola di ripensamento; di contratti (13,2%) con tempi dilatati nel recesso o cessata fornitura (42,1% per il gas, 33,3% per la luce), rispetto delle condizioni tecnico-economiche, volture o subentri e mancata risposta ai reclami. Sul fronte tariffe le segnalazioni sono abbastanza limitate (7,5%), grazie anche alle liberalizzazioni. Ma restano problemi sulla trasparenza delle offerte e sulla loro comparabilità. Per i rifiuti, il 72% dei cittadini si lamenta della mancata restituzione dell’Iva sulla Tia non dovuta (sentenze di Consulta e Cassazione); il 20% dell’aumento delle tariffe.
Ma vediamo la casistica dei reclami più diffusi.

Fatturazione
Spesso è il consumatore a pagare gli errori dell’azienda fornitrice, come nel caso del signor Primo che non riceve le fatture elettriche per un’anomalia informatica.
Reclama ma riceve un sollecito di pagamento di 3.370 euro. Nonostante sia seguito dai servizi sociali, ottiene solo una rateizzazione di 160 euro al mese. In certi casi l’errore si cela nelle voci della bolletta, come è successo al signor Felice che ha pagato le fatture elettriche di un piccolo magazzino classificato dall’azienda fornitrice come locale commerciale, con un’Iva al 20% invece del 10%. Ci sono poi i casi di errato calcolo dei consumi di gas e di fatture mai arrivate.
Mercato
Questo è il campo dove le aziende si giocano la fiducia dei clienti, perché le persone percepiscono gli errori come comportamenti da “furbetti” per accalappiare nuovi utenti. Alcune aziende (Sorgenia, A2A ed Edison) hanno sottoscritto protocolli di autoregolazione con le associazioni dei consumatori, rispettando così il diritto di ripensamento. Non è così in altri casi. Come è successo ad Alessandro che, dopo aver comunicato via fax di non accettare un’offerta, si è visto comunque attivare la fornitura di gas, ricevendo in sei mesi bollette per 847 euro. Comportamenti scorretti anche nel cambio di fornitore.
Contratti
Continuare a ricevere bollette anche se la fornitura è cessata. È l’incubo più frequente dei clienti, seguito da condizioni commerciali non corrispondenti a quelle sottoscritte; distacchi per false morosità, ossia per bollette mai ricevute; errori sull’utenza; tempi di voltura e subentro. È il caso di Rita che a un anno dalla richiesta di cessazione della fornitura elettrica continua a ricevere bollette nonostante i reclami. Quando la “leggerezza” danneggia l’utente, questi ha diritto a un indennizzo. Come sarebbe per il signor Sabatino che chiede la cessazione della fornitura elettrica per il magazzino ma gli disattivano quella di casa


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