Dal Pd a Palazzo Chigi tutti i malumori per la missione di Renzi

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ROMA — Il blitz europeo di Matteo Renzi piomba su un governo già piuttosto provato da una lunga serie di problemi, dal caso Kazakistan alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Il partito democratico si spacca tra filo—lettiani e filo—renziani e molti accreditano un presidente del Consiglio «preoccupato» e «arrabbiato» per le mosse, in progressiva accelerazione, del sindaco di Firenze. È chiaro che avere un aspirante presidente del Consiglio che gli soffia sul collo, dall’Italia e dall’Europa, non può riempire di gioia l’inquilino di Palazzo Chigi. Ma Enrico Letta non ha alcuna voglia di mettersi a polemizzare con Renzi, con le drammatiche emergenze che il Paese vive di questi tempi. E a chi gli chiede conto della strategia renziana, il premier ripete con pazienza lo stesso leitmotiv: «La Merkel mi ha esplicitamente chiesto se riceverlo o no e se la cosa mi avrebbe creato dei problemi. Io le ho detto che non mi avrebbe dato problemi… quindi sono davvero tranquillissimo».

Tanta olimpica serenità, i suoi la spiegano con questo ragionamento: «Renzi deve avere paura che Letta cada, perché quando si faranno le primarie per la premiership lui perderà ed Enrico tornerà a Palazzo Chigi». Ma non tutti hanno voglia di mostrarsi tranquilli come il capo del governo. L’ex ministro Beppe Fioroni sfoga su Twitter il suo fastidio per la scalata di Renzi: «Tra tifo, visite e tour il governo Letta non c’è più, ma tranquilli: Enrico è stato informato, tutti vogliono fare tutto, ma prima viene l’Italia». Parole molto polemiche, che servono a rendere il clima.

Francesco Boccia, il presidente della commissione Bilancio della Camera che è tra i politici più vicini al capo del governo, vuole leggerla in positivo e smentisce il duello sottotraccia, assicurando che quanti passano le giornate «a sperare in un conflitto tra Renzi e Letta perdono tempo e sprecano energie». Per Boccia la guida di Letta è «solida» e il contributo di Renzi al Pd e alla maggioranza non può che far bene ai democratici e al Paese». Eppure al Nazareno il tour europeo del sindaco ha agitato non poco le acque, i bersaniani denunciano un problema di protocollo e di forma, un modo per ribadire che non faranno sconti al sindaco. Il responsabile organizzazione, Davide Zoggia, ritiene «un po’ inopportuna» la visita di Matteo dalla Merkel perché un primo ministro dovrebbe vedere un altro primo ministro e non un politico che aspira a diventarlo. «Sarò all’antica – spiega Zoggia -. Ma c’è un problema di forma, Immagino che anche altri sindaci avrebbero delle cose da dire alla Merkel, però stanno al loro posto».

Ecco, il punto è questo. Per i filo-governativi Renzi non sa stare al suo posto e per questo, sperano, «finirà per bruciarsi». Letture che fanno infuriare i sostenitori del primo cittadino di Firenze. «L’organizzazione del partito lasci Renzi libero di incontrare chi vuole – attacca il senatore Andrea Marcucci – .Forma, protocollo e sostanza sono stati integralmente rispettati, Zoggia se ne faccia una ragione». E anche il ministro Graziano Delrio difende il «giovane» Matteo, convinto che «avere partiti forti con leader forti e riconosciuti è solo un bene, per il governo e per il Paese».


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