Diritti di opzione, mani forti sull’11% di Rcs

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MILANO — Sono stati spazzati via in pochi minuti i diritti di opzione Rcs offerti in asta ieri mattina, poi è cominciata la caccia al compratore. Dalla Consob sono stati subito individuati quattro mani più pesanti delle altre, per i 14 milioni di diritti che, se esercitati entro martedì prossimo, danno diritto a sottoscrivere l’11% del capitale post-aumento. E forse una di queste è più consistente delle altre. C’è dunque un nuovo socio forte in arrivo che affiancherà la Fiat e Diego Della Valle i quali hanno fatto subito sapere di non aver compiuto altre operazioni? Non è da escludere ma se è così il nome potrebbe non sapersi fino al 24 luglio prossimo, quando secondo le regole italiane un socio che abbia superato il 2% dovrà alla fine manifestarsi.
Tra gli acquirenti possibili è circolato negli ambienti finanziari anche quello dell’editore tedesco Axel Springer ma il presidente del Consiglio di sorveglianza, l’italiano Giuseppe Vita, ha gettato acqua sul fuoco: «Axel Springer non investe nella carta stampata ma esclusivamente nel digitale». E anche la Newscorp di Rupert Murdoch, il fondo Clessidra di Claudio Sposito e il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi si sono affrettati a smentire qualsiasi interessamento per i diritti passati di mano in asta. L’ultima pista che rimane, ma forse la più concreta al momento, vede una pattuglia di hedge fund (tra cui gli italiani di Kairos) che hanno intravisto un margine di guadagno tra il prezzo di sottoscrizione a 1,235 euro e il prezzo di mercato, ieri sceso da 1,31 a 1,27 euro, dato che i diritti sono stati venduti a 2 centesimi. Ora hanno tre giorni di tempo (fino a martedì) per decidere se sottoscrivere ma potrebbero vendere le azioni già da domani (con regolamento mercoledì). Alcuni di essi, come il fondo Artemide della Momentum Alternative management di Lugano, si erano mossi nei giorni scorsi per acquistare i diritti delle Rcs di risparmio. Resta inoltre da capire chi si celi dietro il 6-7% di azioni Rcs post aumento depositate presso la Spafid, fiduciaria controllata da Mediobanca. Non essendo ancora arrivate comunicazioni ufficiali potrebbero essere quote singolarmente inferiori al 2% o anche al 5% se facessero capo a fondi italiani o esteri che si vogliano avvalere della normativa Ue.
Fatto sta che la mappa finale dell’azionariato Rcs si conoscerà soltanto tra il 16 e il 17 luglio quando la società dovrà depositarla al Registro delle imprese. E da quel momento in poi si comincerà a ragionare sul da farsi sia per quanto riguarda il mantenimento o meno del patto di sindacato sia sul tema della revisione del piano industriale. Ieri si è riunito il cda della Rcs ed è stata decisa la cessione del 54,6% della controllata Dada a Orascom Tmt Investment, la società del finanziere egiziano Naguib Sawiris che ha già comprato i portali Libero e Virgilio. Il beneficio netto di questa operazione per la casa editrice guidata da Pietro Scott Jovane è stimato in circa 58 milioni. Ma tra i principali azionisti si sta affermando la convinzione che la soluzione migliore per Rcs possa essere la divisione delle varie attività in quanto nella configurazione attuale non producono sinergie positive. E dunque le future trattative tra i soci potrebbero riguardare proprio le modalità di scissione e di attribuzione di Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Libri e attività spagnole con possibile intervento di nuovi attori finora rimasti alla finestra come Murdoch o Bonomi.


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