La procura indaga sull’espulsione di Alma. Boldrini: troppe omissioni, Italia screditata

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ROMA — Si fa più corposo il fascicolo intestato “atti relativi a”, dunque ancora senza ipotesi di reato né indagati, aperto qualche giorno fa sul caso Ablyazov in parallelo a quello in cui è finito il nome di Alma Shalabayeva, indagata per falso per la storia del passaporto del Centrafrica. La procura di Roma ha incaricato la Squadra mobile di acquisire copia di tutta la documentazione riguardante l’espulsione della moglie del dissidente kazako dall’Ufficio immigrazione della Questura, dalla Prefettura e dal giudice di pace. Cioè i tre uffici che dal 29 al 31 maggio hanno trattato, approvato e convalidato la pratica Shalabayeva, consegnandola al rimpatrio forzato ad Astana insieme alla figlia di sei anni Alua.
La mossa è seguita al deposito della relazione del presidente del Tribunale di Roma, Mario Bresciano, incaricato dal ministro Cancellieri di indagare sulla correttezza o meno della procedura seguita dal giudice di pace, Stefania Lavore, che la mattina del 31 maggio convalidò il trattenimento della donna al Cie di Ponte Galeria. Premessa per l’espulsione, che avverrà dopo poche ore. Bresciano nella relazione ha “assolto” la Lavore non rilevando anomalie. Ma nello stesso tempo ha accusato pesantemente la polizia, «animata da una fretta insolita ed anomala ». Aggiungendo poi che il giudice «fu tratta in inganno perché ci sono omissioni nell’attività della polizia e atti che mancano».
Una versione rigettata dal Dipartimento di pubblica sicurezza, secondo il quale tutti i documenti su Alma furono trasmessi per tempo e correttamente.
Il punto che il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Eugenio Albamonte sono chiamati a valutare sta tutto qui. È vero, come sostiene la Lavore in un verbale di cui Repubblica ha dato conto ieri, che l’Ufficio immigrazione della Questura di Roma non le mandò la nota dell’ambasciata, quella con allegati i due passaporti validi rilasciati dal Kazakhstan? Se li avesse avuti, sostiene il giudice di pace, non avrebbe convalidato il trattenimento e ad Alma, come vuole la legge, sarebbe stato concesso un termine congruo per allontanarsi dall’Italia. E poi, quali sono i fatti e le circostanze che hanno convinto Bresciano, tanto da arrivare a sostenere che la polizia «ha ingannato il giudice di pace »?
«Adesso lasciamo che la magistratura lavori — dice il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri — c’è un’inchiesta in corso, è il momento di fare un po’ di silenzio». Poche ore prima che le agenzie battessero questa dichiarazione, sul caso Ablyazov era intervenuta invece la presidente della Camera Laura Boldrini, durante la “cerimonia del ventaglio” nella sala Mappamondo di Montecitorio: «Rappresentanti di un Paese che non brilla per la difesa dei diritti umani hanno preteso e ottenuto l’espulsione di una donna e della sua bambina senza che venissero fatti tutti gli accertamenti del caso. Si sono verificati — ha aggiunto — comportamenti omissivi e superficiali che vanno contrastati su tutti i piani, non escluso quello culturale». E chiuso: «La vicenda ha portato grave discredito all’Italia».
Intanto, il premier Enrico Letta ha inviato una lettera al Copasir per ribadire che i servizi segreti sono estranei al caso. «Gli 007 – scrive il presidente del Consiglio – non hanno saputo della presenza di Mukhtar Ablyazov e di sua moglie in Italia, né dell’espulsione della donna. Non erano tenuti a saperlo in quanto il dissidente kazako non rappresentava un pericolo per la sicurezza nazionale». A settembre Letta ha dato la sua disponibilità per un’audizione al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Claudio Fava di Sel, però, non è d’accordo. «Anche se era ricercato per reati finanziari e non per terrorismo, la presenza di Ablyazov in Italia doveva essere un elemento di attenzione per i nostri servizi visto anche che ci sono ben 54 aziende italiane che hanno interessi in Kazakhstan». E dunque, considerare il caso come una semplice operazione di polizia «è stato prova di sottovalutazione e inadeguatezza ».


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