Le posizioni si radicalizzano e il presidente del Consiglio fatica a non essere coinvolto

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Nel Pdl, tutti gli avversari del governo si preparano a usare la decisione come un grimaldello per incrinare la maggioranza guidata da Enrico Letta. E il fatto che anche i ministri del centrodestra si siano affrettati a criticare la Suprema Corte per avere fissato l’udienza sui diritti Mediaset il 30 luglio, dimostra come la polemica rischi di assumere una piega pericolosa. Perfino un avvocato cauto come Franco Coppi, che rappresenterà Berlusconi appunto in Cassazione, si è dichiarato «esterrefatto, sorpreso e amareggiato perché in questo modo si comprimono i diritti della difesa».

Sono reazioni che nascono dalla diffidenza intatta nei confronti di una magistratura percepita dal Pdl come vendicativa e persecutoria nei confronti del suo leader. «Mentre i tribunali chiudono per ferie e i giudizi civili procedono con grande lentezza», protesta il capogruppo al senato, Renato Schifani, «viene fissato in tempi immediati senza precedenti davanti alla Cassazione il processo Mediaset». Per alcuni, è una decisione ostile nella stessa misura a Berlusconi e all’esecutivo. È singolare, tuttavia, anche la fretta con la quale la decisione presa dalla Corte su sollecitazione degli uffici giudiziari di Milano è stata interpretata come un annuncio di condanna.

La mobilitazione dei gruppi parlamentari berlusconiani sembra dare per scontato che il 30 luglio la Cassazione si pronuncerà contro l’ex premier. Nella solidarietà corale del partito a Berlusconi si avverte in qualche caso una punta di esasperazione e di esagerazione. Sembra fatta apposta per «chiamare» alla polemica quanti, nel Pd, condividono un’insofferenza simmetrica nei confronti del governo Letta. E rispondono duramente alla sollevazione contro la magistratura. «Il Pdl si deve dare una calmata e suoi ministri farebbero bene a tacere», li incalza Rosy Bindi.

Il presidente del Consiglio cerca di tenere distinti i guai giudiziari di Berlusconi e il percorso della coalizione. «Penso sia assolutamente fondamentale rispettare l’autonomia tra i poteri dello Stato», dice. «Da presidente del Consiglio non debbo commentare sentenze o date di sentenze». Insiste dunque sulla tesi che lo scontro Berlusconi-magistratura non influirà sul futuro del governo. Ma le notizie di ieri rendono l’operazione più difficile.

Radicalizzano le posizioni e tendono a coinvolgere Palazzo Chigi. Letta cita il nuovo declassamento del debito italiano ad opera di una delle agenzie di rating statunitensi, la Standard & Poor, da BBB+ a BBB. E avverte che questo ha un significato chiaro: «L’Italia è tuttora una sorvegliata speciale» a livello internazionale. La crisi economica non è alle spalle e dunque sarebbe da irresponsabili destabilizzare il governo adesso. Sapendo che a orientare l’atteggiamento del Pdl alla fine sarà soprattutto Berlusconi, il premier conferma anche che abolirà l’Imu sulla prima casa, come chiede il Cavaliere. E toglie un’arma polemica agli avversari. Ma basterà?


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