L’Ue mette Hezbollah nella lista terroristica nonostante le riserve

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BRUXELLES — Con un voto all’unanimità, ma screziato di dubbi e riserve, i ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno inserito nella lista nera dei movimenti terroristici il braccio armato del movimento sciita libanese Hezbollah. Un gesto soprattutto politico, rivolto indirettamente anche alla Siria e teso a prevenire nuove tracimazioni terroristiche verso la Ue. La decisione comporterà probabilmente sanzioni sui viaggi dei leader del gruppo, e il congelamento dei loro patrimoni finanziari, anche se tutti i dettagli devono ancora essere decisi. Ma si sa già che verranno mantenuti gli aiuti finanziari e umanitari della Ue, e anche i canali di dialogo politico con il gruppo sciita. Come pure i movimenti finanziari giudicati «legittimi»: questo per evitare un timore comune a tutti, e cioè l’ulteriore destabilizzazione del Libano già diviso da eterni fattori politici e religiosi, e governato fra gli altri partiti anche da Hezbollah, finanziato dall’Iran e alleato con il leader siriano Bashar al Assad.

E’ proprio per questo timore che alcuni Paesi come l’Italia (che ha ancora una sua forza militare di pace dispiegata su quel territorio), l’Irlanda, la Finlandia e Malta, hanno espresso le loro riserve sulla decisione dei ministri europei, pur non volendo rompere un fronte unito. Per il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, la scelta di Bruxelles è stata difficile ma ha prevalso «la reazione unanime che attacchi di terroristi sul suolo dell’Ue» come l’attentato anti-israeliano del 2012 in Bulgaria, «non possono passare sotto silenzio, e senza una reazione». L’Italia, ha aggiunto il ministro, è però decisa a proseguire «i contatti politici e le azioni di sostegno economico, con tutti gli attori» del Libano, «compreso Hezbollah».

Il Congresso ebraico mondiale ha parlato di un passo «da troppo tempo atteso». Da Israele, il ministro della Giustizia Tzipi Livni si è detta «soddisfatta», perché sarebbe finito il tentativo di giustificare le attività militari di Hezbollah con quelle politiche.

Proprio come Israele, anche Usa, Australia, Olanda e Gran Bretagna avevano già dichiarato da tempo Hezbollah come un’organizzazione terroristica. Infatti il responsabile della politica estera britannica, William Hague, ha chiosato la scelta di ieri con poche parole: «L’Ue ha inviato un chiaro messaggio. Questo: che è unita contro il terrorismo». Ha chiuso infine il vertice Catherine Ashton, il ministro degli esteri della Ue, ricordando che «noi europei vogliamo un Libano stabile e in pace», nonostante il focolaio aperto poco distante con il conflitto siriano. Ma resta la domanda cui, per ora, nessuno a Bruxelles sa trovare risposta: come distinguere il braccio militare da quello politico, in un movimento ricco e ben armato, e dotato di sostegno sociale, che da anni si muove liberamente in diversi Paesi compresi quelli europei.

Luigi Offeddu


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