«Via l’Imu a settembre, ora la crescita»

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ROMA – «Quando un malato non ha più la febbre, non è guarito, però ci sono segnali interessanti e bisogna continuare con le terapie che possono far guardare con maggiore fiducia ad un esito positivo della guarigione»: il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato si cala nei panni del medico del Paese Italia al meeting di Rimini. E assicura: considerato che «il calo del Pil si è via via ridotto in questi mesi – questi i sintomi di inizio guarigione – il Prodotto interno lordo italiano tornerà a crescere tra la fine dell’anno e l’inizio del 2014». Ma la terapia non è finita: e per chi avesse tentazioni di cambiare ospedale, quello attuale è l’unico governo, avverte Zanonato, «in grado di fare qualcosa di positivo per il Paese, e di mettere insieme l’idea di sviluppo con quella dell’equità».
Quali sono quindi le cure? La più importante è la riforma della tassa sugli immobili: «C’è un impegno preciso, che è quello di togliere l’Imu sulla prima casa», assicura Zanonato. Ma la soluzione non arriverà dal prossimo Consiglio dei ministri (Cdm), fissato per venerdì 23: all’ordine del giorno ci sono la ratifica del trattato Italia-Usa sulla criminalità organizzata e un decreto sul federalismo fiscale, che renderà uniformi tutti i bilanci degli enti locali. L’Imu dovrebbe essere licenziata «entro fine mese o i primi 3-4 giorni di settembre»: anche perché, dopo la sentenza Berlusconi, la cabina di regia non si è più riunita. E non sarà convocata prima della prossima settimana, in attesa che si delinii lo scenario politico.
Intanto si marcia senza sosta su altri fronti: è pronto un nuovo «pacchetto» di misure del governo, contenute nel decreto «Fare 2», che potrebbe approdare in Cdm alla fine del mese. Tante le novità, a partire dall’abbassamento della bolletta energetica: «Il costo dell’energia elettrica nel nostro Paese è eccessivo – nota Zanonato – Ci sono una serie di elementi che mettono le nostre imprese in una situazione di difficoltà rispetto ai competitor europei». La ricetta del ministero dello Sviluppo economico prevede di spalmare in un periodo più lungo, venti anni, il prelievo per le energie rinnovabili, in modo tale che il costo annuo diventi più basso. I tre miliardi che mancherebbero all’appello con questa «diluizione» dovrebbero essere reperiti o attraverso obbligazioni ad hoc oppure presso gli istituti finanziari. Un altro capitolo consistente riguarda le compensazioni: il governo vuole fare in modo che venga elevata la soglia (attualmente a 700 mila euro) dei debiti fiscali che un’impresa può barattare con i crediti che vanta con la Pubblica amministrazione. Tra le misure che dovrebbero essere approvate, anche l’estensione della compensazione tra crediti commerciali e debiti fiscali, che attualmente è possibile solo per gli accertamenti con evasione. Il «Fare 2» prevede poi una serie di norme sul credito, che faciliterebbero le piccole e medie imprese nell’ottenere liquidità. Queste norme vanno in tre direzioni: una fiscalità indiretta più agevole sulle garanzie, una modifica chirurgica della legge sulle cartolarizzazioni che permetta un uso più flessibile dello strumento, e una messa in gioco dei fondi di credito. In sostanza, le Pmi, che da sole farebbero fatica a trovare investitori, potrebbero essere aiutate ad «impacchettare» le proprie emissioni in modi più appetibili per il mercato. Prese in esame anche le bonifiche e le riconversioni industriali, che non potranno essere più affidate agli stessi enti che sono stati responsabili dell’inquinamento, come avviene ora. Si prova poi a cambiare il sistema di remunerazione dei commissari di società in liquidazione o in risanamento: il compenso sarà liquidato solo alla fine dell’incarico, e sarà proporzionato ai risultati raggiunti. Inoltre si punta ad abolire il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, per quelli non pericolosi: costa un miliardo all’anno. Infine, si vuole usare parte del fondo di crescita sostenibile come garanzia per finanziare grandi progetti di ricerca e sviluppo.
Valentina Santarpia


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