Berlino, la sfida dell’anti-Merkel

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BERLINO — «La soluzione è l’Europa meridionale fuori dall’euro, o cominciando coi soli paesi piccoli o tutti insieme. La politica salvaeuro di Merkel è pericolosa. Noi sicuramente entreremo nel nuovo Bundestag». Così parla il professor Bernd Lucke, leader carismatico di Alternative fuer Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania), il nuovo partito euroscettico tedesco che può volare alle elezioni del 22 settembre.
Professor Lucke, i sondaggi ufficiali vi danno solo il 3%, quelli ‘confidential’ molto di più. Quanto vi sentite forti?
«Sicuramente sopra la soglia del 5%, forse anche oltre il 10%. Entreremo nel Bundestag. I sondaggi ufficiali sembrano aver scelto di sottovalutarci. Da duetre settimane registriamo una forte crescita del consenso. Vado con molto ottimismo verso il giorno dei risultati elettorali».
Sarete disposti a negoziati di coalizione, o sarete un partito di protesta?
«Saremo disponibili a una coalizione solo se i partner accetteranno un addio di fondo all’attuale politica di salvataggio dell’euro, ma al momento non vedo questa possibilità. Mi aspetto piuttosto la formazione di una Grosse Koalition, con noi all’opposizione. Però forse Cdu/Csu e forse anche la Spd si avvicineranno alle nostre posizioni. La Cdu avrà paura di perdere elettori: molti simpatizzano con le nostre posizioni. E anche nella Spd simpatie non ci mancano».
Cosa si aspettano gli elettori da voi?
«Credo che si aspettino da noi soprattutto di dare un segnale. Opposizione, fine della politica di salvataggio dell’euro, stop a nuovi crediti-aiuti alla Grecia, stop al prendersi carico di debiti altrui: non aiuta nessuno».
Solo problema Grecia, o anche problemi Italia, Spagna e Francia?
«Dobbiamo preparare un’uscita degli Stati del sud dell’Europa dall’euro. Non so se si debba cominciare con i piccoli, Grecia e Cipro, o varare subito una soluzione globale, dividersi nell’insieme. Tra una specie di Nord-Euro e una specie di Sud-Euro. È da discutere con esperti, partner europei, popoli europei, italiani compresi».
Quali pro e contro vede nelle due soluzioni?
«La prima offrirebbe un test delle conseguenze dell’uscita d’uno o due paesi piccoli. Ma mi chiedo: ci sarebbero pericoli di contagio? Renderebbero preferibile mandare tutto il Club Méditerranée fuori insieme, così niente rischio di contagio?».
Vede rischi di rincaro dell’export tedesco?
«Sì, ma sarebbe giusto, ora è troppo a buon mercato. Non sarebbe così male per la nostra industria esportatrice: vende nel Sudeuropa solo il 15% del totale. E un apprezzamento valutario ridurrebbe il conto dell’import a vantaggio dei consumatori e di tutti: più potere d’acquisto, aumento del reddito reale e della domanda, import meno caro di materie prime».
Europa del Sud e Francia sono pronti a riforme o no?
«La prontezza a riforme è scarsa in tutta Europa, anche in Germania. Anche la nostra burocrazia dovrebbe farsi più snella. Condividere la responsabilità dei debiti non solo di Cipro o Grecia ma di Spagna, Italia, Francia, sarebbe pericoloso».
È per un referendum sull’euro?
«Siamo per democrazia diretta e referendum: specie sull’euro, ma non solo da noi, anche in Grecia. È prioritario un severo divieto di responsabilità per i debiti altrui, anche francesi o belgi. Èdiritto uscire dall’euro».
E la politica della Bce?
«La stabilità dei prezzi e lotta all’inflazione sarebbe il suo compito primario. Invece si dedica a rassicurare i mercati, finanziamento degli Stati, presa in carico di debiti sovrani. Molto pericoloso. È solo politica da Club Méditerranée».


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