Legge elettorale, al Senato parte la riforma

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ROMA — Il Senato accelera sulla legge elettorale, “supera” in volata la Camera. Palazzo Madama ieri ha infatti votato all’unanimità la procedura di urgenza per discutere i progetti che vogliono superare il Porcellum. Come aveva già fatto Montecitorio. Ma poi, con un colpo di reni finale i senatori hanno incardinato il provvedimento in commissione Affari costituzionali. La presidente Anna Finocchiaro, in qualità di relatore provvisorio, ha svolto una breve relazione sui disegni di legge depositati e ha aperto la discussione. E hanno parlato anche il leghista Roberto Calderoli, il padre del Porcellum, e il pidiellino Donato Bruno.
Dopo questo passo formale l’apertura della discussione sulla legge elettorale dovrebbe partire a settembre dal Senato. Anche se sarà necessario un “coordinamento” con Montecitorio che aveva pure votato l’urgenza. Ma in genere la “precedenza” spetta al ramo del Parlamento che parte prima. Una mossa ispirata dallo stesso Calderoli durante la discussione in aula sulla dichiarazione dell’urgenza e poi anche in commissione. «La Camera che inizia l’esame di una riforma elettorale – ha spiegato l’ex ministro – non può essere quella che – piaccia o non piaccia – è più figlia del “Porcello”, perché da quello è discesa una maggioranza precostituita, che tutti giudicano abnorme. Il Senato è molto più equilibrato, rispetto alla Camera», Dunque i senatori “sorpassano” i deputati e da lumache si fanno gazzelle. Come auspicato dal democratico Andrea Marcucci che ha presentato la richiesta di urgenza insieme alla collega Isabella De Monte. Perché spiega sempre lo stesso Calderoli, «dopo la dichiarazione d’urgenza alla Camera non è successo nulla». Una rapidità che non vuol dire però certezza di successo. Perché l’urgenza riguarda una decina di proposte che vanno dal semplice ritorno al Mattarellum a ipotesi più complicate di nuova legge elettorale.
Uno scenario e un problema che non sfugge alla Finocchiaro. «Il Parlamento deve subito riformare la legge elettorale per evitare, in caso di ritorno alle urne in tempi brevi, di votare con il Porcellum. Nel frattempo continui il percorso delle riforme, che porterà ad individuare una legge elettorale coerente con esse». spiega la presidente della Affari costituzionali. Per ora i partiti dichiarano di volere andare avanti. Nonostante le polemiche e le accuse reciproche in aula sulle responsabilità di avere voluto, o utilizzato, il Porcellum.
Questo in aula al Senato. Ma anche fuori si è parlato di legge elettorale. E molto. Perché il ministro Gaetano Quagliariello ha avvertito le forze politiche che, se resta il Procellum, di certo non si potrà andare a votare prima del 3 dicembre. Data in cui la Corte costituzionale si pronuncerà
sulla legittimità della legge elettorale su sollecitazione della Cassazione. Perché, spiega il ministro delle Riforme, «nessuno consentirebbe al paese di andare a votare con una legge che potrebbe essere dichiarata illegittima prima ancora che il nuovo Parlamento si sia insediato». Il ministro ha però precisato che si potrebbe andare a votare nel caso in cui il Parlamento correggesse i “vizi!” del Porcellum già indicati dalla Consulta. In particolare
l’assenza di una soglia di sbarramento minima per ottenere il premio di maggioranza e la diversità del metodo di attribuzione dei seggi fra Camera e
Senato.


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