Letta ai ministri: si può andare avanti

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ROMA — Ad un certo punto della giornata a Palazzo Chigi sono davvero pessimisti: «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo e che abbiamo ritenuto corretto». È la prima volta, dal giorno di insediamento del governo, che nello staff del premier si parla al passato.
Per alcune ore si diffonde la voce, non smentita, che lo stesso Letta possa anticipare i tempi della crisi e presentarsi alle Camere per verificare se esiste ancora una maggioranza: un modo per non subire l’eventuale rottura fra il suo partito e quello del Cavaliere. Nel pomeriggio, a dimostrazione del clima, saltano anche gli interventi, sia di Alfano che del premier, alla Summer School di Frascati, tradizionale occasione di incontro del partito di Berlusconi.
Poi, con il passare delle ore, la situazione all’improvviso si rasserena, almeno un po’. Poco dopo pranzo, nelle stanze del palazzo del governo, il mare della politica era giudicato «forza nove», impraticabile per chiunque. Invece nel pomeriggio si fa strada in commissione, al Senato, un clima meno esasperato. Letta lo apprende proprio mentre incontra i ministri Pdl del suo governo, ovviamente insieme ad Angelino Alfano, per verificare quali spazi di manovra esistono per garantire la prosecuzione dell’esecutivo.
È una convocazione, quella del premier, per una sorta di verifica interna, con i propri colleghi. Vede anche Guglielmo Epifani. Lui che è sempre rimasto fuori, almeno in modo ufficiale, dalla materia della decadenza di Berlusconi da senatore, ora ha bisogno di valutare attentamente ogni mossa, compresa quella di chiarire ai suoi interlocutori che eventuali dimissioni dal governo, o anche un tasso di fibrillazione non più tollerabile per la prosecuzione dell’attività, provocherebbero un percorso istituzionale molto chiaro e molto rapido: una verifica in Parlamento, alla luce del sole. «Se crisi dovrà essere, che sia parlamentare e che tutti se ne assumano le responsabilità», è il senso della posizione del premier.
L’incontro con i ministri, e le notizie che arrivano dal Senato, rafforzano però la convinzione che non sia ancora arrivato quel momento, ancora non superata quella linea ideale considerata invalicabile per la prosecuzione dell’esecutivo: «Esistono le condizioni per andare avanti, per proseguire con un’opera che negli ultimi giorni ha dato frutti visibili, il decreto sulla scuola, i provvedimenti economici, la posizione tenuta dall’Italia sulla Siria. Chiediamo e speriamo che tutti, nessuno escluso, abbiamo senso di responsabilità», è il messaggio del presidente del Consiglio, al termine della giornata.
Qualcuno accredita anche un’opera di mediazione dello stesso premier, che nello stesso giorno discute sia con Alfano che con il segretario del Pd. A Palazzo Chigi però smentiscono: è chiaro che Letta segue la vicenda da vicino, ma non è mai entrato nei dettagli e nel merito del procedimento parlamentare di decadenza del Cavaliere, sottolineano i suoi collaboratori.
Nel corso della giornata c’è anche spazio per un incontro con il presidente degli industriali tedeschi Ulrich Grillo, accompagnato dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (Letta scherzerà sull’omonimia con il leader del Movimento 5 Stelle), poi con i vertici della agenzie alimentari delle Nazioni Unite basate a Roma (Fao, Pam e Ifad).
Infine, in serata, una riunione con i collaboratori per preparare il viaggio negli Stati Uniti, in vista dell’Assemblea Generale dell’Onu, a New York, fra una decina di giorni. Un viaggio che prevede una tappa anche in Canada. La visita alla Casa Bianca dovrebbe avvenire un mese dopo, ad ottobre. «Sempre che si rimanga sull’ottovolante», si scherza a Palazzo Chigi, consapevoli che questo governo, se andrà avanti, resterà comunque, e a lungo, sulle montagne russe.
Marco Galluzzo


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