Google cambia algoritmo: PageRank lascia il posto a Hummingbird, il colibrì che dà risposte più congrue
Il nome del loro motore di ricerca, che quand’erano studenti era “BackRub”, l’avevano registrato tre settimane prima, il 4 settembre, inglesizzando la grafia della parola googol che i matematici usano per indicare il numero 1 seguito da 100 zeri. L’assegno del loro primo finanziatore, Andy Bechtolsheim, aveva invece solo cinque zeri dopo l’1 ed era stato depositato in una banca della Valle alcuni giorni prima. I centomila dollari furono divorati in poche settimane dalla fame di spazio sui server della giovane creatura, ma ormai trovare venture capitalist disposti a investire su Google non era più un problema prioritario.
Il giorno del quindicesimo compleanno di Google è stato scelto per rendere pubblico “il più grande cambiamento dal 2001 nei meccanismi di funzionamento della nostra ricerca”, come s’è lasciato andare con i giornalisti il grande capo della Search, Amit Singhal. Nel corso di un evento quasi privato nel garage di Menlo Park, dove peraltro Larry e Sergey e i primi otto dipendenti aveveno lavorato pochi mesi, tra tequila e Coca Cola Light è stato rivelato che da qualche settimana il motore di ricerca ha un nuovo algoritmo il cui nome è Hummingbird, colibrì. Hummingbird contiene oltre duecento programmi di cui uno è il famoso e segretissimo PageRank che ha fatto la fortuna di Google. Tutti insieme scandagliano la rete pagina per pagina, parola per parola, immagine per immagine ordinandole e indicizzandole. Google tiene nei propri serve una copia di qualsiasi “oggetto” appaia in rete, ed è in questi magazzini che Hummingbird va a cercare quel che gli utenti chiedono.
Come un colibrì, il nuovo algoritmo di Google punta ad essere preciso e veloce quando estrae un contenuto per mostrarlo ai suoi utenti. Secondo gli ingegneri, ministri del culto googliano, Hummingbird sta fornendo da giorni risposte più congrue, puntuali ed efficienti, più vicine cioè, sono parole loro, “alla verità”. Con la v minuscola, almeno.
Gli utenti non si sono per ora resi conto che un nuovo algoritmo sta fornendo loro le risposte alle query. Probabilmente, invece, se ne stanno via via accorgendo gli esperti di SEO, anche se a Mountain View assicurano che le regole per la Search Engine Optimization non non cambiano perchè Hummingbird lavora a un livello molto profondo e le caratteristiche che un contenuto deve avere per essere correttamente individuato e indicizzato da Google restano le stesse di prima.
La più importante novità portata dal colibrì è la “Conversational search” che è il miglioramento della capacità di estrarre il significato da un quesito in linguaggio naturale: alla domanda “qual è la strada migliore per andare da roma al monte velino?”, che ho posto volutamente senza maiuscole, Google mi dà ora la risposta più pertinente, ossia un sito dove mi si raccomanda di “percorrere l’A24 Roma-L’Aquila, uscire al casello di Valle del Salto, prendere a sinistra la statale per Avezzano e subito dopo, ancora a sinistra, imboccare una strada sterrata…”. Rispetto al passato, l’algoritmo si concentra sull’intera frase e non su alcune parole, individuandone il focus.
Ovviamente, su come tutto questo funzioni c’è la massima segretezza. Come sempre.
E, come sempre, rimangono aperti tutti i dubbi sulle politiche di Google in termini di trattamento equo nel ranking dei contenuti e di discriminazione a favore dei propri prodotti e di quelli dei partner. Un esempio: la scorsa settimana una delegazione di editori ha sottolineato alla Commissione europea che “sono illegittimi i privilegi che Google assegna ai proprio servizi nella pagina di risposta: li piazza nelle posizioni migliori, relegando molto sotto e nelle pagine successive i risultati della ricerca naturale. E questo avviene mentre Google ha ovunque in Europa oltre il 90 per cento del mercato della search”. Guai nel monopolio. Ma forse non è carino ricordare tutto questo il giorno del quindicesimo compleanno del motore di ricerca e della rivelazione del colibrì.
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