Il Pd conferma la linea Epifani: basta ricatti non ci faremo logorare

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ROMA — Alla crisi di governo non crede nessuno nel Pd. Ma ciò non significa che la nuova sortita di Silvio Berlusconi non preoccupi i dirigenti e i parlamentari del Partito democratico.
Nel primo pomeriggio, quando si andava intensificando il tam tam della nuova, clamorosa, offensiva del leader del centrodestra, gli esponenti del Pd sembravano prenderla sotto gamba. «Non ci credo», diceva Pierluigi Castagnetti, seduto su un divanetto insieme ad altri compagni di partito. In quel capannello di parlamentari anche Antonello Giacomelli sembrava minimizzare l’evento: «Io credo che a Palazzo Chigi abbiano già pronti i nomi di chi sosterrà ugualmente il governo». A sera, però, l’atteggiamento in casa democratica mutava. Soprattutto dopo che Dario Franceschini aveva avuto modo di parlare con Angelino Alfano per cercare di capire l’entità della vicenda.
Ecco arrivare quindi il cambio di registro nei toni e negli umori dei maggiorenti del Pd. «Siamo ai limiti dell’eversione», dice Guglielmo Epifani ai suoi. E assicura: «Il nostro atteggiamento sulla decadenza del Cavaliere non cambierà di un millimetro. Non si può andare avanti con i ricatti. Comunque io l’ho già detto in Assemblea e l’ho spiegato pure a Giorgio Napolitano: noi non ci faremo logorare come avvenne con il governo Monti».
Poi il segretario affida il suo pensiero alle agenzie di stampa. Usa termini meno pesanti, ma è duro nei confronti del leader del centrodestra e dei suoi parlamentari perché è chiaro che il Pd non può restare in silenzio in un frangente come questo. Anche perché a largo del Nazareno l’offensiva di Silvio Berlusconi viene vista come un attacco e «un’intimidazione» con solo al Partito democratico, ma pure al presidente della Repubblica. «Le decisioni e i toni incredibili usati oggi dal Pdl — afferma Epifani nella sua dichiarazione ufficiale — sono l’ennesima prova di irresponsabilità nei confronti del Paese. Il presidente del Consiglio è a New York a rappresentare l’Italia di fronte all’Onu e ai mercati mondiali e il Pdl pensa a sfasciare tutto e rendere instabile l’azione del governo volta a risolvere i problemi degli italiani. Difficile credere che si possa arrivare a tanto. I cittadini possono verificare ancora una volta chi tra mille difficoltà si adopera per fare e chi, invece, vuole buttare tutto all’aria».
Ancora una volta il Partito democratico è costretto a presentarsi con la forza politica della responsabilità. Nelle dichiarazioni ufficiali tutti ribadiscono la loro fiducia nel governo. Però il timore di restare incastrati tra l’incudine dell’esecutivo e il martello del Pdl è grande. È il logoramento l’incubo del Pd, è la fibrillazione continua a impensierire gli uomini e le donne del Partito democratico. «È chiaro — ragiona alla Camera il vicepresidente del gruppo Andrea Martella, reduce dall’aver siglato l’accordo con il Pdl sul finanziamento pubblico — che questa è una sceneggiata, ma è altrettanto chiaro che in questo modo Berlusconi sta scientemente logorando noi e il governo». La renziana Simona Bonafè è d’accordo: «Ma come facciamo ad arrivare così fino a marzo?». «Fino a marzo? — la corregge un compagno di partito —. Fino al 2015 almeno perché Napolitano non ci manderà al voto prima». «Già — osserva ancora Bonafè — se mai ci sarà il Congresso che eleggerà il nuovo segretario, Berlusconi tenterà di logorare anche Matteo…».
Il quale «Matteo» è rimasto colpito, al pari dei suoi compagni di partito, per la sortita del Pdl: «È un ricatto allucinante a cui si può rispondere solo con un no», ha detto il sindaco ad alcuni fedelissimi. Ma quello che preoccupa grandemente Renzi è il fatto che «sia sempre Berlusconi a dettare l’agenda e i tempi della politica italiana, mentre il Pd rischia sempre di andare a rimorchio e di farsi trovare spiazzato».
Maria Teresa Meli


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