L’appello: riapriamo il caso Lonzi

Loading

Il corpo di Marcello Lonzi

Marcello Lonzi, 29 anni, morì in prigione nel 2003. Ufficialmente per ‘infarto’. Ma aveva la mandibola fratturata, due buchi in testa, otto costole rotte. La madre non ha mai smesso di lottare per far riesaminare il caso. E ora chiede di firmare online per farlo arrivare alla Corte dei diritti dell’uomo. Così, forse, anche da noi la giustizia si muoverà

 Il corpo di Marcello LonziNon convince molti la verità giudiziaria secondo cui Marcello Lonzi, 29 anni, il volto gonfio e il corpo martoriato, sarebbe morto per un infarto, l’11 luglio del 2003 nel carcere delle Sughere di Livorno. Le foto del ragazzo nudo in una pozza di sangue hanno spinto in meno di 5 giorni 15.000 persone a firmare la petizione online con cui la madre Maria Ciuffi chiede ora alla Corte europea dei diritti dell’uomo di riesaminare il caso.

La Ciuffi era già ricorsa a Strasburgo, insoddisfatta delle due archiviazioni italiane, ben sintetizzate dalle parole del Gip della Procura di Livorno Rinaldo Merani: “Non ci sono responsabilità di pestaggio del detenuto Marcello Lonzi, né da parte della polizia penitenziaria, né di terzi. Marcello Lonzi è morto per un forte infarto”.

Dopo che pure la Cassazione, il 29 marzo 2011, aveva negato la riapertura del processo, la donna si appellò alla Corte europea. Inutilmente: nel 2012 il ricorso fu dichiarato irricevibile. “Non incontrava gli articoli 34 e 35 della Convenzione europea sui diritti umani” fanno sapere all’Espresso da Strasburgo. Non si sa se il vizio fosse di procedura, merito o competenza. La decisione è comunque definitiva.

Non la pensa così Erminia Donnarumma, legale di Maria Ciuffi, che vuole far riaprire il processo anche in Italia. “Con nuove prove c’è sempre la possibilità di riaprire le indagini. A marzo abbiamo denunciato il medico legale che ha fatto l’autopsia prima che la madre fosse avvertita del decesso, quindi senza che assistesse un perito nominato da lei. E abbiamo denunciato i due medici intervenuti la sera, per omissione di soccorso. Bisogna riconsiderare anche le fratture non prese in esame in sede di riesumazione. Ora dipende tutto dalla Procura di Livorno: se iscrivono il reato possono riaprire le indagini”.

Alle Sughere dal 1 marzo 2003, Marcello doveva scontare 9 mesi per tentato furto. Invece l’11 luglio il suo corpo resta a terra nella cella. Fuori, strisciate e gocce di sangue. Saranno tante le dichiarazioni contrastanti e i punti oscuri.

Pochi giorni dopo aver parlato con la magistratura, nel 2008, tenta il suicidio in orario di lavoro l’infermiera delle Sughere in servizio quando fu ritrovato il corpo di Marcello. Si può escludere o no che c’entri con i fatti di Lonzi?

C’è poi un referto medico falso e anonimo. Poco dopo l’ingresso in carcere, Marcello accusa dolori al torace: lo hanno picchiato le guardie, lamenta. Le radiografie che gli fanno mostrano una costola fratturata. Ma nel referto del 20 marzo 2003 il medico scrive il falso: “non fratture”. E non si firma. Marcello non viene curato e i responsabili restano impuniti. Alle Sughere, 17 decessi tra il 2003 e il 2011, “la violenza è normale” secondo Mario, ex detenuto intervistato da Riccardo Arena nella rubrica RadioCarcere di Radio Radicale. Mario racconta di detenuti tornati dall’isolamento “spaccati in faccia”. Lui stesso sarebbe stato pestato da “6 o 7 guardie”.

Che la morte di Lonzi abbia a che fare con i maltrattamenti lo hanno pensato anche alle Nazioni Unite. Nel 2011 l’argentino Juan Méndez, relatore speciale sulla tortura dell’Onu, segnalò all’Alto commissariato per i diritti umani il caso Lonzi. All’interno del suo “rapporto sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti”, metteva in evidenza il “volto gravemente contuso” e il “corpo coperto di sangue” del ventinovenne.

Non solo: la storia di Marcello Lonzi, insieme ad altre, “ritrae un’immagine disturbante della violazione dei diritti umani da parte di pubblici ufficiali che non sono soggetti a indagini rigorose”. Così recita una relazione diretta al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite scritta nel 2010 dall’ong Franciscans International, consulente ufficiale dell’Onu in tema di diritti. Che denuncia “un’apparente non volontà di investigare accuratamente e di consegnare alla giustizia i responsabili. Questo equivale a una violazione del diritto alla vita e del diritto a un rimedio efficace”.


Related Articles

Dopo l’arresto di Nicoletta Dosio, una campagna per la grazia

Loading

No Tav. Chiediamo al Capo dello Stato di concederle la grazia: non come provvedimento di clemenza ma come atto, sia pur tardivo, di giustizia e come segnale di cambiamento

Tagli ai Comuni da 1,5 miliardi tra i più colpiti Napoli e Firenze

Loading

Il decreto di Palazzo Chigi ha spalmato i sacrifici tra i campanili. E dopo la pubblicazione delle tabelle qualche giorno fa sul sito del Viminale, le prime proiezioni confermano che piove decisamente sul bagnato

Vox, il portale dei diritti in Italia

Loading

On line da un mese, ha appena pubblicato il primo dossier sul mondo dei disabili. Conta tra i suoi collaboratori esperti, giornalisti, professori, esponenti della società civile. L’obiettivo: scrivere entro un anno il libro bianco dei diritti

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment