Nigeria, Boko Haram fa strage di studenti

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IL FRONTE della lotta alle sacrileghe influenze occidentali è lì, davanti alle lavagne appese su pareti scrostate, o magari sotto l’ombra delle acacie, nei cortili delle scuole africane, davanti ai ragazzi in cerca di un’istruzione e di un futuro. “Boko Haram” è allo stesso tempo un marchio e un programma: “L’istruzione occidentale è peccato”, questo vuol dire il nome in lingua hausa della “Congregazione e popolo per la propagazione degli insegnamenti del profeta e della jihad”, il gruppo terroristico vicino ad Al Qaeda che agisce nel nord della Nigeria. Un’organizzazione integralista che anche ieri ha tenuto fede al suo motto, attaccando un istituto agrario nella zona rurale di Gujba, stato di Yobe, in Nigeria nord orientale. Una cinquantina di studenti sono stati massacrati durante il sonno, nel dormitorio scolastico, dopo una impegnativa giornata sui banchi.
Il bilancio della strage, cominciata prima dell’alba secondo le prime ricostruzioni, è ancora provvisorio: fino a tarda sera le forze di sicurezza erano impegnate a portar via i corpi dei ragazzi, fra i 18 e i 22 anni. Alcuni feriti, una ventina secondo fonti della polizia locale, sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Damaturu, una quarantina di chilometri più a nord.
Un ragazzo sopravvissuto ha raccontato al corrispondente dell’Associated Press che gli assalitori sono arrivati con due pickup e diverse motociclette: alcuni di loro erano vestiti con mimetiche o uniformi delle forze armate nigeriane. Lo studente ha ipotizzato con l’Apche i terroristi conoscessero la pianta del college, perché si sono diretti senza esitare verso i quattro edifici-dormitorio maschili, evitando quello femminile. Gli uomini di Boko Haram hanno aperto il fuoco su tutto ciò che si muoveva e hanno dato fuoco alle costruzioni, provocando un fuggi fuggi generale. Un migliaio di ragazzi si sono precipitati fuori dal college per rifugiarsi nella foresta. Chi restava, veniva colpito da colpi d’arma da fuoco. Secondo il preside della scuola, le vittime erano per la maggior parte giovani di religione musulmana.
Dopo la strage, le autorità scolastiche non hanno risparmiato le critiche ai responsabili statali per l’istruzione dello stato di Yobe: appena due settimane fa il commissario incaricato Mohammed Lamin aveva chiesto alle scuole delle zone infestate da Boko Haram di aprire, garantendo la protezione delle forze di sicurezza. Le scuole locali avevano chiuso dopo il massacro di luglio, a Damaturu, in cui i fondamentalisti avevano ucciso 29 studenti e un docente, bruciando vivi alcuni di loro.
Ma a Gujba la protezione promessa non c’era, ha denunciato l’amministratore del campus, Idi Mato.
La ribellione di Boko Haram ha spinto il governo nigeriano a dichiarare lo stato di emergenza in tutta la parte nord-occidentale del paese. I militanti pretendono l’instaurazione della legge islamica nella federazione, nonostante almeno la metà dei 160 milioni di nigeriani professi la fede cristiana. L’insurrezione dei fondamentalisti ha provocato almeno 1700 vittime dal 2010, solo la scorsa settimana sono state uccise trenta persone. Persino Barack
Obama martedì scorso ha definito Boko Haram uno dei gruppi più pericolosi del mondo, parlando con il capo di Stato nigeriano Goodluck Jonathan. Entrambi i presidenti hanno confermato il loro impegno nella lotta al terrorismo.


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