“Subito al voto e io mi candido”

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 «MA PERCHÉ devo fidarmi? Io piuttosto mi candido a premier e sarà guerra. Ma avete visto il comunicato? Napolitano dica piuttosto che posso continuare a fare politica».
Le hanno tentate proprio tutte, le colombe. Fin dal mattino. L’ambasciatore Letta ha riaperto il canale diretto con il Colle, facendo la spola tra Roma e Arcore. E ha portato al Cavaliere l’unica mediazione possibile: «Silvio, devi chiedere la grazia. E fare un passo indietro. Non ci sono altre soluzioni possibili ». Poi, a sera, è piombata in Brianza la nota del Quirinale. E Alfano ha provato a raccontarla nel modo migliore possibile: «Presidente,
è il segnale».
Nulla da fare, pare. Perché Berlusconi si sente preso in giro. «Perché mi devo fidare?», ripete sempre più irritato alle colombe che cercano di indicargli la via della redenzione. Ormai ha messo nel mirino l’inquilino del Colle. Lo considera un avversario, lo accusa di alterigia: «Mi sta prendendo in giro ». La grazia sulla pena principale, infatti, non gli risolve il problema: ossia «l’agibilità politica».
Ma l’asso nella manica stavolta non c’è. E infatti l’umore oscilla insistentemente tra rabbia e disperazione. Drammatico, in particolare, è stato il pranzo consumato con i figli e lo stato maggiore delle aziende. È lì che Berlusconi ha ripetuto ancora: «Ma cosa devo fare? Come esco da questa trappola? ». Nessuno è riuscito a consolarlo, solo a consigliargli moderazione. «Le oscillazioni dei titoli in Borsa non sono un problema – ha provato però a rassicurare – perché tanto non devo vendere le aziende».
Tutto sembra pesare tonnellate, sulla bilancia di Arcore. Le aziende, che potrebbero risentire – anzi in Borsa già risentono – del clima di incertezza. Le motivazioni della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri. E il rischio di uno scontro frontale con la magistratura. Un vecchio compagno di
partito sostiene di aver toccato con mano gli incubi del leader: «L’ho sentito la settimana scorsa, è rimasto davvero scosso dalla vicenda Ligresti. È terrorizzato».
Anche Denis Verdini l’ha raggiunto ieri al telefono. Con il coordinatore Berlusconi valuta quotidianamente i piani di battaglia. I falchi, d’altra parte, gli assicurano che in caso di crisi difficilmente vedrà la luce un nuovo governo. Uno di loro, nelle ultime ore, ha vantato con il Cavaliere addirittura un canale diretto con il professore Paolo Becchi, ideologo del grillismo. «E lui ci ha giurato che Grillo vuole solo le elezioni. Non ci saranno brutte sorprese».
La via è stretta, il successo quasi un miracolo. Ma l’idea è di correre – ancora una volta, sarebbe la settima – per Palazzo Chigi. Toccherebbe prima all’ufficio elettorale circoscrizionale, poi a quello centrale valutare la candidatura di Berlusconi. E, in caso di duplice bocciatura, la mossa sarebbe quella di ricorrere al Tar. Dove, va ricordato, non esistono precedenti del genere per le Politiche, ma solo per elezioni locali. «E se poi tutti i ricorsi vengono respinti? », si è informato il Capo. «Facciamo campagna elettorale lo stesso gridando al golpe. Tu fai la vittima e vinciamo», lo incitano i falchi. Il sogno resta quello di strappare la maggioranza alla Camera dei deputati. E, da quel fortino, costruire uno “scudo” adatto al leader.
Il sogno, appunto. Poi c’è il pallottoliere e un Senato che rischia di trasformarsi in una palude. L’incubo dei «traditori». Ne bastano una decina per far nascere un Letta bis. Anche perché dal Colle i segnali che arrivano al Pdl continuano a escludere elezioni. Ieri, in Transatlantico, Dario Franceschini continuava a scommettere su un bluff berlusconiano: «Altrimenti – sosteneva – dovremmo presentarci al Senato e chiedere la fiducia». E Gennaro Migliore, pronto: «I numeri ci sono, ne sono certo».
Il Pdl potrebbe non reggere all’urto di una crisi. Fra i ministri azzurri crescono dubbi e perplessità. Eppure, nonostante gli sforzi, lo strappo e il ritorno a Forza Italia restano a un passo. Il videomessaggio per tornare all’antico logo è già pronto. Anzi, pare ce ne sia più di uno, con differenti gradazioni del livello di scontro. Servirà ad annunciare la “rottura” e la nascita di Forza Italia, forse già domenica. Poi, lunedì, è in agenda un intervento alla “Telefonata” di Maurizio Belpietro. E, a Sanremo, un’intervista pubblica durante una kermesse promossa dal “Giornale”. Ma tutto resta appeso a un filo. In pochi scommettono sul lieto fine. E così, quando alla Camera chiedono un pronostico a Pier Ferdinando Casini, la diplomazia democristiana lascia il posto allo scetticismo: «È un disastro… ».


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