Usa-Francia, il cerino

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PARIGI. François Hollande è in forte imbarazzo – un giornale lo ha battezzato «cornuto magnifico», dal titolo di una farsa teatrale del 1920, altri lo dicono «in trappola» – dopo i tentennamenti di Obama e la decisione di far votare il Congresso. Ieri, la Gran Bretagna, che ha bocciato l’intervento, ha escluso il ricorso a un nuovo voto della Camera dei comuni. Domani, il parlamento francese è convocato, ma solo per venire «informato», in un dibattito senza voto. Ma dall’opposizione di destra e da parte della maggioranza, a cominciare dai Verdi che in una prima fase si erano schierati per l’azione militare, salgono le richieste perché anche Parigi voti, seguiti dai Radicali di sinistra e, ieri sera, anche da alcuni socialisti (il Front de gauche è stato da subito contrario all’intervento). La Francia, ha però precisato il primo ministro Jean-Marc Ayrault, agirà solo «con una coalizione».
Negli Usa, l’amministrazione Obama cerca di evitare un voto sfavorevole al Congresso, mentre secondo alcuni analisti il presidente potrebbe cercare di sfruttare il G20 di San Pietroburgo per riallacciare un dialogo con Mosca, il padrino di Assad. Ma il segretario di stato, John Kerry, ha chiuso il dialogo, paragonando Assad a Hitler e Saddam e cambiando così – a parole – l’obiettivo dell’intervento, che Obama si era preoccupato di definire solo una punizione e non un tentativo di rovesciare il regime di Assad. Oggi, Kerry e il segretario alla difesa Hagel partecipano all’audizione al Senato. Dalla Russia, tutte le «prove» fornite da Usa e Francia sono considerate «assolutamente non convincenti». Per il ministro degli esteri, Serguei Lavrov, l’Occidente ha mostrato «qualche immagine dove non c’è nulla di concreto: né carte geografiche, né nomi». Mosca, che ha mandato dal Mar Nero verso la Siria una nave per sorveglianza elettronica, afferma che un intervento «minaccia di rimandare sine die» la conferenza di pace di Ginevra 2, del resto già morta prima di nascere. Un’altra nave Usa, la portaerei Nimitz a propulsione nucleare, è anch’essa in viaggio verso la Siria. Anders Fogh Rasmussen, segretario dell’Alleanza atlantica, ha precisato che la Nato non è destinata ad aver nessun ruolo nell’intervento, limitandosi a dire di essere «personalmente convinto» che ci sia stato un attacco all’arma chimica e che «il regime siriano ne sia responsabile».
La Francia, nei fatti, aspetta la decisione del Congresso Usa, con la destra che accusa Hollande di essere lo zimbello dell’amletico Obama. La presidente della commissione difesa dell’Assemblea, la socialista Patricia Adam, ha però precisato che la Francia non partirà in guerra da sola. «Il Libro bianco della difesa lo esclude», ha spiegato. «Solo se il Congresso voterà si’ allora si ripresenterà la questione».
L’opposizione approfitta delle difficoltà di Hollande, anche se anch’essa si avvita nelle contraddizioni. La Costituzione francese non prevede nessun voto in caso di intervento armato, ma solo l’informazione tre giorni dopo l’inizio di un’azione militare all’estero. Un voto deve intervenire solo se l’operazione si prolunga oltre i 4 mesi (come era successo per il Mali). Pero’ negli ultimi anni non è mai successo che la Francia sia scesa in campo senza il via libera dell’Onu (Costa d’Avorio, Libia, Mali). L’Ump chiede un voto, ma alcuni leader, come l’ex primo ministro Alain Juppé, affermano che «non fare nulla è renderci complici dei crimini». Ieri il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha ricevuto a Matignon i capi dei gruppi parlamentari. Ha promesso «assoluta trasparenza» e portato le sue «prove». Si tratta di una parte di un documento top secret dei servizi segreti, in parte declassificata per venire diffusa e servire a convincere un’opinione pubblica che resta a grande maggioranza sfavorevole all’intervento: per Parigi, il regime siriano ha accumulato più di mille tonnellate di agenti chimici, possiede i vettori per spararli sulla popolazione. Il 21 agosto i prodotti tossici sarebbero stati tirati con obici Grad. Altre prove riguardano attacchi precedenti, con video sugli effetti di un bombardamento con il sarin il 29 aprile scorso a Saraqeb. Tutti i documenti non più top secret sono stati resi pubblici ieri sera dal governo francese (nove pagine, redatte dai servizi, consultabili sui siti dell’Eliseo e di Matignon).


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