Giovannini: “La legge di Stabilità darà via libera al reddito minimo”

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ROMA — Con la prossima legge di Stabilità si farà il primo passo per introdurre uno strumento di lotta alla povertà. Una sorta di reddito minimo. Lo annuncia in questa intervista il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che parla di «un cambiamento storico, di un fatto epocale». Italia e Grecia sono gli unici Paesi in Europa a non avere un istituto universale di protezione sociale a sostegno di chi perde il lavoro e vive in condizioni di estremo disagio. Sarà introdotto con gradualità, tenendo conto dei risultati della sperimentazione realizzata in alcuni Comuni. Per ora si chiama “sostegno di inclusione attiva”.
Ma il cuore della legge sarà però la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale e contributivo. Avete definito l’ammontare delle risorse necessarie?
«Quando si parla di cuneo ci si riferisce a tante cose: al taglio del costo del lavoro, alla detassazione e alla decontribuzione. Noi dobbiamo cercare di adottare gli interventi più efficaci sul ciclo economico e sulla distribuzione del reddito visto che nel nostro Paese ormai c’è anche un serio problema di povertà».
Dunque, cosa farete? Gli sconti saranno generalizzati o selettivi?
«Tra le varie ipotesi che stiamo esaminando c’è anche quella di interventi selettivi. D’altra parte la finalità del taglio al cuneo è stimolare la crescita, stimolare l’occupazione, stimolare gli investimenti, sostenere i redditi delle famiglie che sono stati erosi dalle misure necessarie per rientrare dal deficit eccessivo ».
La Confindustria ha chiesto almeno 4-5 miliardi per cominciare a ridurre il cuneo. Ragionate intorno a questa cifra?
«Ci sono diverse idee sul tavolo. C’è ancora la proposta Giavazzi per riformare gli incentivi alle imprese, c’è la possibile revisione delle tax expenditure preparata dall’ex sottosegretario Vieri Ceriani. Questa è la prima Finanziaria di questo governo e tutti i temi sono all’ordine del giorno. Le risorse si vedranno alla fine, quando decideremo come rimodulare le entrate e come definire i tagli di spesa».
Pensate di introdurre incentivi fiscali o contributivi all’assunzione di lavoratori adulti over 29?
«Attenzione: ci sono le regole europee. Già quando l’Italia estese i contratti di formazione lavoro venne sanzionata dalla Comunità. Ma non è questo il punto. Il vero problema è che quando ripartirà l’economia, e dunque la domanda di lavoro, ci sarà il rischio che una platea di lavoratori non più giovani non sia in condizione di intercettare questa domanda. Ci sono lavoratori che sono da anni in cassa integrazione o in mobilità e che non sono stati riqualificati. Questo è il punto: come si fa a ri-formare questo
capitale umano? È la stessa domanda che si sono posti in Gran Bretagna che ha poi deciso poi di investire molto sulla formazione dei disoccupati nei prossimi due anni. È un processo che ridurrà la spesa per gli ammortizzatori sociali e svuoterà il bacino dei lavoratori sussidiati».
Seguirete l’esempio dei britannici?
«Certamente servono investimenti eccezionali in questa direzione e poi c’è un problema di competenza regionale in materia di formazione, quindi bisognerà lavorare insieme alle Regioni e alle parti sociali. In ogni caso con questo problema bisogna fare i conti. Nelle prossime settimane l’Ocse pubblicherà i dati Piaac, sostanzialmente il Pisa per gli adulti. È la prima volta che accade e francamente non mi aspetto dei dati positivi. Sono sicuro che la formazione dovrà essere il cuore dell’investimento in capitale umano che l’Italia dovrà fare nei prossimi anni».
Resta il fatto i disoccupati over 40, che sono la maggioranza, si sentono abbandonati. Ci sono gli sgravi per i giovani e per gli over 55, ma poco per l’età di mezzo.
«Non è così. Questo governo ha tolto il vincolo dei 35 anni per poter avviare un’impresa con un euro. Ora chiunque potrà rimettersi in gioco. Con il fondo di garanzie per le piccole imprese ci sono opportunità di credito per le aziende condotte da 30-40 enni. Vorrei poi ricordare, visto che a molti è sfuggito, che le aziende ora possono assumere, indipendentemente dal-l’età, un lavoratore che riceve l’Aspi con il vantaggio, per l’azienda, che, fino al termine previsto del trattamento, l’indennità integrerà la retribuzione. Poi ci sono gli incentivi per chi assume i lavoratori disoccupati, in particolare le donne. Non mi sembra poco. Il nodo, come ho detto, è quello della riqualificazione di questi lavoratori».
Ha detto che con la legge di Stabilità arriverà un embrione di reddito minimo. Cosa sarà previsto?
«È stato il presidente Letta ad annunciarlo nel suo discorso programmatico alle Camere. C’è una proposta elaborata da un gruppo di esperti che prevede un sostegno per chi ha un reddito al di sotto della soglia di povertà. Un’integrazione che si riceverà solo a condizione che ci si attivi seriamente a cercare un lavoro, e che nel caso si abbia figli li si faccia frequentare la scuola e li si porti alle visite di controllo medico. È qualcosa di molto simile a quanto stanno già sperimentando diversi Comuni».
Quali saranno i tempi di applicazione?
«Si parte dal 2014, ma si farà con gradualità».
Lei aveva annunciato che a settembre, poi con la legge di Stabilità, avrebbe riaperto il cantiere della previdenza. Per reintrodurre un po’ di flessibilità nell’andata in pensione. Lo farà?
«Su questo mantengo il riserbo perché martedì esporrò le idee sui cui stiamo lavorando in una audizione in Parlamento».


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