La via del governo: priorità al taglio del debito

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WASHINGTON — «Basta manovrine», per ora il governo e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, vogliono concentrarsi sulla legge di stabilità, senza pensare alla seconda rata dell’Imu e alla sua sospensione che richiederebbe di trovare 2,4 miliardi di copertura. «Quando avremo passato il punto importante di strategia per il futuro della legge che riguarda il 2014, valuteremo cosa fare per il 2013», dice il ministro che è a Washington per partecipare ai lavori dell’assemblea del Fmi e al G20 finanziario che si è chiuso con un nuovo allarme sulla disoccupazione «inaccettabilmente elevata in molti paesi» pur in presenza di «una ripresa dell’economia globale che prosegue». E proprio il dibattito sullo scenario economico da parte dei ministri delle Finanze e dell’Economia dei banchieri centrali dei Venti paesi più ricchi del pianeta è stata l’occasione – racconta Saccomanni- per illustrare le ultime mosse fatte dall’Italia.
«Ho fatto il punto sulla manovra, è stata la prima occasione per farlo dopo il voto di fiducia al governo». Ed ora «il cammino è più facile, c’è sicuramente più fiducia nel nostro paese come dimostra l’andamento dei mercati e la discesa dello spread». Gli investitori, insomma, ricomincerebbero a premiare l’Italia: «Stiamo accelerando quel movimento che è assolutamente percorribile se c’è stabilità politica e un arco di tempo più ampio per agire». Sull’Italia, ma soprattutto sull’intera Europa, «c’è ancora un problema residuo legato alla preoccupazione per il sistema bancario europeo. Ma é un rischio sopravvalutato. Non ci saranno sorprese».
Da Roma, intanto, il premier Enrico Letta ha visto i capigruppo della maggioranza di Camera e Senato confermando loro che la Legge di stabilità, che avrà un ammontare pari a 12-15 miliardi, rispetterà l’obiettivo di restare sotto il 3% nel rapporto deficit-Pil, servirà ad avviare una graduale riduzione del debito pubblico ed avrà il suo cuore nell’abbattimento del costo del lavoro e nel rilancio degli investimenti. Per la riduzione del cuneo fiscale, che avverrà secondo un piano triennale 2014-2016, si ragiona su uno stanziamento pari a 5 miliardi il primo anno e a 10 miliardi il secondo e terzo anno. I lavoratori dovrebbero avere un beneficio pari a 150-200 euro l’anno nella media, che sarebbero versati in un’unica soluzione, mentre per le imprese ci sarà una riduzione dell’Irap. Quanto ai tagli, non saranno toccati la scuola, la ricerca e la sanità, mentre sono previsti tagli mirati a ministeri e Pubblica amministrazione nell’ottica di abbattere gli sprechi. L’Agenda del governo, dunque, presenta le sue priorità ed un elenco di impegni significativi. Ma, come avverte Draghi da Washington, nell’intervento depositato al Fmi, i paesi europei non devono vanificare gli sforzi compiuti in tanti anni per tagliare i deficit e devono ridurre i loro debiti senza ulteriori ritardi. Stando però attenti a non frenare la crescita che in Europa «è ancora modesta e graduale».
La Bce continuerà la sua politica accomodante «per il tempo che sarà necessario, sostenendo la ripresa economica» e i tassi di interesse «resteranno all’attuale livello o potranno scendere a un livello più basso ancora per un periodo prolungato». Insomma non è l’Europa, in questa fase, a preoccupare. Ma gli Usa con l’incertezza sulla definizione del tetto sul debito e lo spettro del fallimento. Non per nulla il comunicato finale del G20 ha specificatamente sollecitato gli Stati Uniti «a fare azioni urgenti per fronteggiare le incertezze fiscali di breve termine» e a «calibrare e comunicare correttamente» la fase di uscita dalle politiche di stimolo all’economia.
Stefania Tamburello


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