Prime abitazioni, addio Imu la Trise sarà meno pesante ma le detrazioni sono sparite

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ROMA — «Non sarà come l’Imu », assicurava ieri il premier Letta in conferenza stampa. Ma come sarà, la nuova tassa sulla casa ribattezzata Trise (Tassa rifiuti e servizi), il governo non lo spiega. Perché attorno al balzello, in vigore dal 2014, in realtà sta montando un caos degno della vecchia Imu, a cui purtroppo somiglia sempre di più. Gli uffici studi della Cgia di Mestre e del Servizio territoriale della Uil calcolano, in base a quanto emerso nelle bozze del disegno di legge circolate sin qui, che la Trise potrebbe alla fine risultare un po’ meno cara dell’Imu sulla prima casa versata dagli italiani nel 2012, ultimo anno di applicazione.
Con una differenza, evidenziata però dalla Cgia. Poiché con la Trise spariscono le detrazioni per i figli, il vantaggio rispetto all’Imu rischia non solo di annul-larsi, ma di trasformarsi in uno spiacevole aggravio.
L’incubo della tassa sul mattone dunque continua. La discussione sulla Trise si è protratta a lungo nel Consiglio dei ministri fiume che ieri notte ha licenziato la legge di Stabilità. I dettagli li sapremo solo oggi. Tra l’altro, fuori sacco, il Cdm ha pure esaminato l’ipotesi per le aziende di dedurre da Irpef e Ires (ma non dall’Irap) il 20% dell’Imu pagata sui capannoni. Una misura che verrebbe finanziata ripristinando l’Irpef sulle case sfitte (nella misura del 50%). L’unica notizia certa è sui bonus edilizi. Chi deve ristrutturare l’abitazione o efficientarla dal punto di vista energetico potrà contare ancora, per tutto il 2014, sui due sgravi previsti per quest’anno, le detrazioni del 50% e 65%, rispettivamente. Una proroga che vale un miliardo.
Un altro miliardo (non due come ipotizzato alla vigilia) sarà poi stanziato a favore dei Comuni, così da ridurre il peso della Trise. La nuova tassa sugli immobili dovrebbe difatti essere pagata non solo dai proprietari di prime e seconde case, ma anche dagli affittuari (una quota tra il 10 e il 30%). L’aliquota base sembrerebbe ormai fissata all’1 per mille da applicare sulla rendita catastale, la stessa base imponibile dell’Imu (ma con l’alternativa per i sindaci di applicare un euro a metro quadro). E il suo massimale sarebbe il tetto massimo già vigente con l’Imu sommato all’un per mille. E quindi: sette per mille sulle prime case e addirittura 11,6 per mille per le seconde. Una stangata vera e propria, in questo caso, considerato che seconde e terze abitazioni continueranno a versare anche l’Imu. Cosa faranno i Comuni il prossimo anno? Si fermeranno all’1 per mille o useranno il così ampio margine di manovra loro consentito?
Secondo la Uil, il gettito della Trise – dato da due componenti: Tasi e Tari, servizi indivisibili e rifiuti – sarebbe pari a 3,5 miliardi, se calcolato con l’aliquota base dell’1 per mille e spalmato su 33 milioni di abitazioni (20 milioni di prime case più le abitazioni in affitto e le seconde case). Questo significa che il gettito Imu sulle prime case – l’unico a sparire il prossimo anno e pari a 4 miliardi nel 2012 – sarebbe ampiamente rimpiazzato dalla Trise più il miliardo
di compensazione statale. Ma certo i Comuni sono affamati di risorse. Per quanto riguarda la singola famiglia poi, la Cgia di Mestre individua in 366 euro l’esborso che l’attende in media nel 2014. Più di quest’anno (sulle prime case l’Imu è stata abolita), ma meno del 2012. Sempre se non si hanno figli (i Comuni però saranno liberi di fissare sconti e bonus famiglia).
Nel frattempo, ieri la Camera dei deputati ha votato un emendamento, contro il parere del governo, che consentirà ai Comuni di equiparare, per la rata del prossimo dicembre, alla prima casa anche quella concessa in comodato d’uso dai genitori ai figli (quindi zero imposta). Misura che costerà 18,5 milioni di euro. Di qui le perplessità del governo.


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