La svolta di Lanzillotta: così le manovre opache non saranno possibili

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È Linda Lanzillotta, senatrice e vicepresidente di Palazzo Madama, sposata con Franco Bassanini — attuale presidente di Cassa depositi e prestiti— e tutta la vita in politica: dall’adolescenza maoista, alla precoce carriera nel Psi, poi nella Margherita di Francesco Rutelli, nel Pd, di nuovo nella rutelliana Api, e infine in Scelta civica. Per la sua scelta di ieri le sono piovute addosso critiche dall’interno (come il «non si è neppure confrontata con il gruppo» di Luigi Marino) e odiose minacce esterne via social network.
Fino a lunedì sembrava che lei fosse orientata per lo scrutinio segreto. Anche il suo collega di partito Benedetto Della Vedova aveva auspicato che in Giunta lei facesse «applicare il regolamento».
«Ho sempre detto che avrei deciso alla fine del dibattito in Giunta, e così ho fatto. La mia è una decisione tecnica, forse Della Vedova non aveva approfondito la questione dal punto di vista normativo. È la prima volta che si applica la legge Severino e quindi non ci sono precedenti invocabili in modo univoco. E il regolamento della Camera stabilisce che per la decadenza non si tratta di voto sulla persona, quindi si procede con scrutinio palese, mentre il regolamento del Senato tace completamente sul punto».
A molti appare semplicemente come un voto pro o contro Berlusconi.
«Invece si tratta dell’accertamento dell’esistenza o meno di un presupposto di integrità morale che condiziona la permanenza nel Senato. Il voto segreto avrebbe gettato un velo di opacità, non sarebbe stato adeguato alla crescente richiesta di trasparenza dell’opinione pubblica. A meno che non dovesse servire a inquinare la prossima scelta dell’Aula con operazioni opache. Il voto segreto avrebbe potuto rappresentare anche un’ulteriore delegittimazione del Parlamento, una ferita alla sua credibilità».
Crede che il voto segreto avrebbe permesso ad alcuni suoi colleghi di partito di salvare lo scranno parlamentare di Berlusconi?
«La linea del partito è chiara. So che qualcuno è legittimamente contrario alla decadenza: chi si esprimerà in questo senso, ora lo farà alla luce del sole. Ognuno agirà a viso aperto, assumendosi la responsabilità della propria scelta».
Per esempio Casini. E anche il ministro della Difesa Mario Mauro potrebbe essere fra questi.
«Si sa che lui è per un superamento di Scelta civica. Però Casini è il leader di un altro partito, l’Udc, e punta a costruire una sorta di partito cattolico nel centrodestra. Mauro è un esponente di Sc con il quale si svilupperà un confronto al nostro interno. Poi all’appuntamento congressuale si vedrà quale linea otterrà la maggioranza».
Daria Gorodisky


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