“Affittate la mia auto” la nuova frontiera del car sharing fai-da-te

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C’È DI che stare allegri: dalla nostra inseparabile (sino ad oggi) automobile si possono ricavare mille euro al mese o, perlomeno, ci si può rifare delle spese ordinarie pari a circa 3.500 euro l’anno.
Perché allora non sdoganare questa opportunità considerando che un’auto passa il 90 per cento della sua esistenza immobile in un parcheggio? Il Bengodi del noleggio si è finora arenato in una pastoia fatta di assicurazioni, gelosia dei proprietari e sfiducia nel prossimo. Attualmente la “polizza assicurativa” prevede esclusivamente l’uso privato del mezzo, in caso di noleggio tra privati si possono invece configurare profili di natura commerciale che possono far decadere la copertura RC auto. Ed è proprio l’Aci, in un Paese che vede più di tre milioni di veicoli che circolano senza assicurazioni perché la gente non ha i soldi per pagarla, a chiedere di cambiare le cose trasformando la vettura in un’inaspettata fonte di guadagno. «C’è un vuoto di carattere giuridico normativo che riguarda l’affitto tra privati, perché sia possibile anche in Italia c’è bisogno di “certificare” i possibili accordi tra i cittadini a tutela dei diritti individuali, dell’ordine pubblico e della sicurezza stradale» spiega il presidente Angelo Sticchi Damiani. Non solo. «Vorremo creare delle “piazze virtuali” d’incontro tra automobilisti attraverso i 106 Automobile Club provinciali così da permettere il funzionamento di questo mercato garantendo la regolarità dei veicoli dal punto di vista della qualità e dell’assicurazione ». In questo modo anche il Pra (Pubblico registro automobilistico) diventa prezioso: «Può trasformarsi in uno strumento di garanzia delle transazioni a tutela dei diritti, un registro che certifica il proprietario e chi affitta». La supervisione dell’Aci, oltre a tutelare dall’ipotesi non troppo remota che l’affitto si cominci a diffondere in modo sommerso, punta a inserire nuove soluzioni tra le assicurazioni che al momento faticano a distinguere proprietari, conducenti e relative responsabilità in caso d’incidente: «Stiamo studiando dei pacchetti assicurativi specifici o integrativi che potrebbero porsi come apripista del settore » .
L’auto in condivisione all’estero mette già d’accordo milioni di persone. C’è la tedesca Tamyca (abbreviazione di Take my car)
che ha più di 3 mila auto in gestione, la francese Buzzcar ha 65 mila utenti e 7500 auto. In America Relay-Rides, attivo in 49 stati, invoglia solo aprendo il sito con lo slogan: “Guadagna 100 dollari al mese affittando la tua auto!”. Quali sono dunque i passaggi per accedere a questo servizio? Il potenziale cliente che non possiede un’auto s’iscrive alla piattaforma inserendo documenti d’identità e patente. Anche i proprietari, una volta iscritti, garantiscono standard di sicurezza impegnandosi a mantenere la vettura in buone condizioni. Una volta individuata l’auto si prenota on line o tramite un’app direttamente dallo smartphone. Si paga quanto si usa, risparmiando una media del 50 per cento rispetto alle normali società di noleggio, e al termine si restituisce l’auto consegnando le chiavi al proprietario o in un posto comodo per entrambi. Semplice e veloce. In Italia ci stanno provando seriamente da
Car2Share, fondata da Massimo Petrella e Federico Schmid che spiegano: «Stiamo lavorando alla start up e abbiamo riscontrato grande interesse al nord come al sud. Le difficoltà sono legate alle compagnie di assicurazione ma erano le stesse in Francia, speriamo non sia necessario rivolgersi a assicurazioni straniere perché sarebbe un vero peccato».


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