Riforma sanitaria il Presidente hi-tech che inciampa online

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Barack Obama è furioso: il primo «tecnopresidente» della storia americana, il leader eletto due volte anche grazie a campagne sofisticate alle quali hanno collaborato diversi geni della Silicon Valley, è riuscito a salvare Obamacare dagli assalti dei Tea Party, ma il sollievo per il braccio di ferro vinto una settimana fa è durato poco. L’insipienza tecnologica della sua amministrazione rischia di paralizzare una riforma che i repubblicani hanno cercato invano di bloccare per settimane. E mentre il ministro della Sanità, Kathleen Sibelius, è a rischio dimissioni (il presidente non l’ha mai citata ieri nel suo discorso di scuse alla nazione), Obama corre ai ripari. In primo luogo ha chiamato al capezzale del suo sito sanitario i migliori cervelli informatici, ma a quanto pare ci vorranno settimane, forse mesi, per venire a capo del problema. Così, per riattivare l’arruolamento alle mutue dei cittadini privi di copertura sanitaria, ha dovuto rispolverare le vecchie tecnologie: «Oltre a iscrivervi online — ha spiegato un irritato Obama — potete farlo offline, cioè al telefono o incontrando di persona i nostri funzionari negli uffici». Il pasticcio è grosso: la riforma punta almeno a dimezzare il numero di americani privi di copertura sanitaria (oggi sono 47 milioni). I cittadini hanno sei mesi di tempo (fino a fine marzo) per iscriversi a una delle varie polizze offerte dagli «exchange», i mercati delle mutue messi in piedi dal governo federale e dagli Stati. Chi si iscrive entro il 15 dicembre sarà coperto già dal primo gennaio 2014. Si puntava ad almeno 7 milioni di iscrizioni immediate, ma per ora è tutto fermo o quasi: dal primo ottobre, data in cui è entrata in vigore questa parte della riforma, i siti sanitari sono stati visitati da 20 milioni di cittadini, ma solo 476 mila di questi si sono dimostrati interessati ad andare avanti nelle procedure. E il governo non dice (e non dirà almeno fino a metà novembre) quanti di loro hanno effettivamente sottoscritto un impegno vincolante.Quanto al caos informatico, si ripropongono a livello digitale le complessità (e i costi abnormi) di un sistema sanitario Usa troppo frammentato tra una miriade di società assicurative ognuna delle quali ha il suo tariffario, meccanismi e regole diverse per la copertura degli assistiti. Il sito di Obamacare è andato in panne anche perché ha dovuto assorbire le offerte di 55 diversi contractor, ognuno dei quali ha il suo database e usa differenti linguaggi informatici. Si parla di cinque milioni e mezzo di righe di codici di software da riscrivere: un’operazione che potrebbe richiedere mesi.


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