L’altolà del Quirinale a Renzi “Sul governo serve responsabilità”

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ROMA — L’obiettivo vero, continuano a pensare al Colle, non è la Cancellieri. Il vero bersaglio è il governo Letta. Con una partita che si sta giocando tutta all’interno del Pd alle prese con la bagarre congressuale. Così Giorgio Napolitano, che ieri ha voluto sentire dalla viva voce del premier e del ministro dei rapporti col Parlamento Franceschini lo stato dell’arte, ha sposato in pieno la linea del presidente del Consiglio: porre alla riunione del gruppo come una questione di fiducia del governo sulla sorte del Guardasigilli. Nonostante, e anzi proprio in ragione dell’offensiva di Renzi che vorrebbe invece la testa del ministro della Giustizia. Con una triplice missione per il premier da portare a casa: salvare il ministro, il suo governo e “mettere in riga” il sindaco di Firenze all’indomani della vittoria congressuale. Che coincidono con i desiderata del Colle: «Ognuno faccia le proprie scelte, ma se assuma chiaramente e fino in fondo le responsabilità».
Un’offensiva tutta politica secondo il Quirinale perché a carico della Cancellieri per la vicenda Ligresti non è emerso nulla, come a Torino hanno certificato Caselli e Maddalena, agendo «con chiarezza e rigore» ha fatto sapere Napolitano. A spingere il capo dello Stato a scendere in campo ad accertamenti in corso, la convinzione che la trasmissione degli atti a Roma sia solo un atto formalmente dovuto (la procura a Torino non poteva chiudere il caso trattandosi di un ministro) piuttosto che una richiesta di approfondimenti. Ed è un’offensiva tutta politica perché secondo il Colle chi lancia il siluro delle dimissioni sa bene che, inevitabilmente, innescherà poi l’affondamento dell’intero governo. «Se cade la Cancellieri — è il refrain di queste ore che echeggia al Colle — cade anche Letta». E l’ipotesi di un eventuale rimpasto, senza troppi danni? Dinamite pura, nelle preoccupazioni del Quirinale. Si scatenerebbe la guerra per il rimpiazzo, e più che i centristi orfani di Scelta Civica sarebbe Berlusconi a mettere i piedi nel piatto: per la neonata Forza Italia rimasta senza ministri chiederebbe proprio la poltrona della Giustizia. Difficile per Letta e Alfano fare muro, visto che Fi sta ancora dentro la maggioranza, e se poi il Cavaliere dovesse spuntarla, ecco nel giro di qualche settimana il rischio-caos: dopo il sì alla decadenza, Berlusconi abbandona la maggioranza e fa uscire pure il ministro appena sbarcato in via Arenula. Una tragicommedia dai costi troppi alti per il governo e per il paese. Uno scenario da incubo, tensioni che l’esecutivo non reggerebbe, sommate al martellamento di Brunetta contro Saccomanni e al fuoco amico dei renziani sulla legge di stabilità.
Ecco perché è maturata la “trincea” Cancellieri, l’argine da tenere a ogni costo per evitare che nel crollo finisca sepolto
anche il governo. Un nodo al centro delle valutazioni che Napolitano ha compiuto direttamente con Enrico Letta e con il ministro Franceschini, chiamati anche come interlocutori sulle fibrillazioni nel Pd in vista della delicata assemblea del gruppo di ieri sera. Un segno anche del “vuoto” di riferimenti al vertice del Pd per il capo dello Stato, in questa fase di passaggio del partito. Guglielmo Epifani ormai è in scadenza, e il segretario uscente non intende giocarsi la faccia proprio all’ultimo miglio. Il nuovo leader ancora non c’è. Matteo Renzi, vincitore al congresso e in pole position per le primarie, deve aspettare fino all’8 dicembre. Fino a quel giorno per il Colle resta solo un aspirante segretario.


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