Disastro Prestige, tutti assolti senza colpevoli la marea nera che sconvolse l’Europa

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C’ERA anche Letizia Ortiz, oggi principessa e allora inviata della tv spagnola, in quei giorni di fine novembre di 11 anni fa sulle coste rocciose della Galizia mentre il manto nero delle 77mila tonnellate di greggio russo del “Prestige” oscurava perfino l’orizzonte. Non c’era invece nessuno degli accusati ieri a La Coruña, nell’aula del tribunale, quando il giudice ha letto una sentenza che ha indignato il paese. Tutti assolti. Nessun colpevole. Undici anni sono tanti ma chi c’era, tra le migliaia di volontari e residenti, che in quei giorni combatterono per salvare le coste da uno dei più grandi disastri ambientali d’Europa, ancora oggi piange. E piange di rabbia perché nella storia del “Prestige” c’è tutta la commedia delle irresponsabi-lità: dall’avarizia dell’armatore all’incapacità dei funzionari, fino alle manipolazioni e alle menzogne del governo. Il “Prestige” fu infatti anche uno dei più gravi scandali del governo Aznar, visto che per giorni l’esecutivo negò perfino l’esistenza della “marea nera” mentre a 250 chilometri dalle coste, nel mezzo di una tempesta, la petroliera si spaccava in due e affondava.
Tutto cominciò il 13 novembre del 2002 con l’avaria della vecchia petroliera, aveva 26 anni di servizio, con bandiera delle Bahamas proveniente dalla Lettonia. Iniziò a perdere greggio quasi subito e poi, prima da sola e poi rimorchiata, andrà alla deriva davanti alle coste della Galizia per una settimana prima di colare a picco. Una via crucis nel corso della quale il “Prestige” getterà in mare quasi tutto il suo carico. Le conseguenze furono un disastro che ora rimane senza colpevoli. Solo il capitano greco del “Prestige”, Apostolos Mangouras, 78 anni, ha ricevuto una condanna, peraltro lievissima — nove mesi — che neppure sconterà, perché «ritardò l’inizio delle operazioni di rimorchio».
Nient’altro. Rimane così impossibile da contestare anche il risarcimento dei danni che per il pubblico ministero superano i 4 miliardi di euro. L’assicurazione della nave versò a suo tempo 300 milioni, come cauzione. Centinaia di chilometri di costa vennero inquinati, decine di spiagge rese inagibili. Solo l’economia della Galizia, regione basata sulla pesca, subì danni per milioni di euro. Morirono più di quattromila uccelli ed oltre 300mila volontari provenienti da tutta l’Europa parteciparono per settimane alla pulizia delle spiagge e delle scogliere della Galizia.
Le reazioni alla sentenza sono tutte molto negative, soprattutto perché — sostiene per esempio Greenpeace — è un verdetto «che dà carta bianca all’industria petrolifera per mettere a rischio l’ambiente e i cittadini e concede al governo spagnolo l’impunità». Le organizzazioni ambientaliste sostengono che tutte le decisioni prese in quei giorni dal governo di Madrid furono macchiate da gravi errori e — si legge ancora nel comunicato di Greenpeace — «anche le informazioni diffuse dalle autorità furono spesso insufficienti e a volte anche false». Così nessuno paga: né per la nave che aveva 26 anni e non avrebbe dovuto essere utilizzata, né per gli errori della Capitaneria di porto che lasciò la nave alla deriva, né infine per le omissioni di un governo preoccupato più di nascondere il danno fatto che di affrontarlo.


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