Pd, stop alle tessere. E il partito si spacca

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ROMA — Alla fine, visto che tra i quattro candidati il consenso non era unanime, è stata la direzione del Pd a intervenire per decretare lo stop al tesseramento, a partire da lunedì. Una decisione non indolore, presa con due astenuti e 12 voti contrari, tra i quali quello di Pippo Civati, per nulla convinto da una decisione giudicata «tardiva e insufficiente». Lo stop del partito però non blocca le polemiche e restano da risolvere molti casi di presunte tessere gonfiate, con denunce clamorose, come quella del senatore Stefano Esposito, che si è autosospeso per protesta «per i gravi fatti che hanno macchiato il congresso di Torino». E c’è anche una polemica sui dati dei primi sette circoli, battuti dalle agenzie: vedono in testa Renzi con il 49%, seguito da Cuperlo con il 27. Segue la protesta dei cuperliani: «Non giochiamo sui dati. Basta aggiungere il circolo di Ossi (Sassari) e Cuperlo passa in testa».
Il partito è scosso anche dalle parole di Matteo Renzi, che a «Servizio pubblico» ha attaccato il ministro Anna Maria Cancellieri e il suo partito, che l’ha difesa. Massimo D’Alema critica il sindaco di Firenze: «Capisco la sua osservazione, ma è retroattiva, la questione è chiusa. Dirlo dopo, ha solo un sapore polemico». Ma D’Alema va oltre: «Le conversioni al renzismo si basano su un gigantesco equivoco. È come se noi stessimo facendo le primarie per il candidato premier, ma è solo il candidato alla segreteria del Pd. E non so se sarà in grado di farlo». Renzi, intanto, annuncia che per le primarie, «unica data decisiva e inappellabile», spenderà «meno del tetto previsto di 200 mila euro».
Se il caso Cancellieri è chiuso, rischia di aprirsi seriamente un caso Pd. L’ex segretario Pier Luigi Bersani lancia una bordata: «Il Pd ha fatto un passo indietro e qualche motivo di preoccupazione c’è. S’è fatto un passo in direzione di un partito che perde la consistenza e la sua comunità e si apre in modo pericoloso a influenze esterne». D’Alema non è d’accordo sull’allarme: «Ci sono stati episodi gravi in alcune zone ma non in tutta Italia. C’è una campagna di disinformazione, un attacco politico con menzogne». Diversa l’opinione di Civati: «Ci sono posti con più iscritti che elettori. Questo è doping e l’allarme è stato sottovalutato. Per occuparci di disoccupati, serve un partito di persone perbene, non di cialtroni».
I congressi che saranno annullati, spiega il responsabile dell’organizzazione Davide Zoggia, non saranno più di 3 o 4. Ma alcuni casi sono di difficile soluzione. Ad Asti si parlava di un tesseramento in massa di albanesi, presumendolo prezzolato. Oggi, però, ci sarà una manifestazione di protesta degli stessi albanesi, che negano di avere inquinato il congresso: «Siamo ad Asti dal ‘91, siamo 7000 e abbiamo due candidati tra i dirigenti».
Nella vicenda tessere irrompe anche Stefano Esposito, senatore torinese, cuperliano, che si è autosospeso dal partito e dagli incarichi, dopo i «fatti gravi di Torino» e dopo le affermazioni del neosegretario provinciale Fabrizio Morri su Vincenzo Iatì, eletto segretario a Barriera di Milano (e dimissionario). Spiega Esposito: «Ho visto con i miei occhi casi di tessere vendute. Quando hai gente che investe 20 mila euro per fare 1500 tessere, che fai? L’ho detto un anno e mezzo fa e mi hanno sputato in faccia. È in atto una mutazione genetica».
Esposito si riferisce in particolare al caso di Iatì, segretario di circolo di Barriera di Milano: «È saltato fuori che ha precedenti per furto e per maltrattamenti in famiglia. E c’è una telefonata a un pericoloso boss della ‘ndrangheta. Nulla di penalmente rilevante, ma dico: nella città di Caselli, uno fa il collettore di voti, per il centrodestra e poi per il Pd, avendo rapporti con la ‘ndrangheta, e Morri parla di superficialità? Quei 1500 che ha portato chi sono? Ho diritto di chiederlo? Diamoci una regolata, altrimenti smettiamola di dire che il Pd è antropologicamente migliore. Altrimenti non siamo diversi da Psi e Dc e non abbiamo più il diritto di dire che il Pdl è uno schifo». Morri replica: «Il Pd è l’unico partito degno di questo nome, è sbagliato alimentare l’idea che sia una schifezza».
Alessandro Trocino


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