Alfano: intese meno larghe ma adesso sono chiare

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MILANO — La dichiarazione politica più forte alla convention milanese del Nuovo Centrodestra non sono state le parole di Angelino Alfano, tantomeno dei ministri o dei tanti parlamentari presenti nel capannone sul Naviglio. È stato un applauso. Un lungo, lunghissimo applauso all’ex direttore di Avvenire , Dino Boffo, finito stritolato dalle accuse rivelatisi poi false del «Giornale» di proprietà della famiglia Berlusconi. Il «metodo Boffo», citato dallo stesso Alfano per respingere gli attacchi dei falchi del Pdl. Quando il ministro Gaetano Quagliariello presenta Boffo — «Sono particolarmente contento che qui con noi ci sia Dino Boffo, vogliamo ripristinare un confronto politico basato sul rispetto delle persone» — la sala scatta in piedi e si spella le mani in una sorta di rituale liberatorio. A dire: basta «macchina del fango», basta estremismi. Un applauso che vale più di mille interventi oratori.
Ncd si presenta. E lo fa in terra lombarda con il suo leader Alfano e due ministri, Maurizio Lupi e Quagliariello. Più tanti senatori e parlamentari. E tocca proprio all’ex delfino spiegare presente e futuro. Il presente: «Questo è un governo che passa da intese larghe a intese chiare. Quelle di prima erano molto più larghe e forse poco chiare, queste saranno meno larghe ma certamente più chiare». Il futuro: «L’ambizione che non abbiamo è fare un movimento politico di centrodestra che possa piacere alla sinistra: non vogliamo piacere alla sinistra. Altrimenti vorrebbe dire che abbiamo sbagliato». Scherza Alfano: «E forse questo spiega anche perché veniamo mazzolati sia dai giornali di centrodestra sia da quelli di centrosinistra». Poi torna serio. Fissa l’agenda del Governo da qui al 2015, si dice sicuro di aver intrapreso la strada giusta, ripete tre volte che la priorità è il lavoro: «Abbiamo fatto una scommessa politica che non è eterna ma di un anno fino al 2015. Proporremo un programma di governo che stabilisca reciproche concessioni, ma alcuni punti chiari e ineludibili, come lo stop al bicameralismo perfetto, una legge elettorale che faccia entrare in Parlamento chi ha ottenuto voti e non chi è nominato, più sostegno alle imprese, la detassazione del salario dei lavoratori e una riforma della giustizia i cui effetti non vengano giudicati in base a chi ne può beneficiare». E proprio sulla giustizia, il vicepremier lancia un messaggio al Pd: «Pensiamo che il Pd non abbia più alibi, e possa procedere insieme a noi nella riforma della giustizia nel suo aspetto penale».
Su Berlusconi fa due passaggi veloci. Quando ricorda che Ncd è assolutamente nell’alveo «della grande storia del centrodestra italiano che, dal ‘94, ha saputo riunire i moderati grazie alla grande intuizione di Silvio Berlusconi». L’altro passaggio è più prosaico. A chi gli chiede se abbia sentito il Cavaliere dopo la decadenza risponde secco: «Dopo no, prima sì». Mentre una bacchettata la riserva agli ex compagni di viaggio: «Noi pensiamo che Forza Italia abbia tutto il diritto di dire di essere a favore della crisi immediata e di voler andare al voto con questa legge elettorale. Ma noi abbiamo il diritto di dire che votare in un periodo di crisi e con questa legge non fa il bene né del Paese, né del centrodestra».
In giro si sente parecchio entusiasmo. Saranno anche le voci che rimbalzano da Roma e «parlano» di cinque o sei senatori di Forza Italia pronti ad andare a ingrossare le file del Nuovo Centrodestra. In attesa della prova del fuoco: il voto delle Europee.
Maurizio Giannattasio


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