Il segretario a Lampedusa insiste con il sindaco: entra nella mia squadra

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E in tasca ho il coraggio e la bellezza di questo popolo straordinario». È un Renzi quanto mai informale e di poca politica, quello che ieri ha messo piede sull’isola (è la prima volta) per meno di quattro ore. Appena il tempo per «due chiacchiere» con «la gente che ha bisogno di essere ascoltata» e per una visita lampo nel Centro dei migranti finito sotto accusa per le immagini delle docce anti scabbia. Ieri il ministro dell’Interno Alfano ha informato i deputati sulla vicenda: «Lampedusa, nonostante quanto di gravissimo accaduto, non rappresenta una zona franca in cui si calpestano impunemente i più elementari diritti della persona». Niente microfoni, niente dichiarazioni davanti alle telecamere, niente risposte alle domande sulla Bossi-Fini o sulla legge elettorale per Renzi sull’isola. «Sono qui senza nessun codazzo solo per ringraziare Giusi (il sindaco Nicolini, ndr ) e farle sentire che il Pd è accanto a lei e alla comunità di Lampedusa» ha detto agli isolani che affollavano l’aula del consiglio comunale. E al sindaco, che già gli aveva detto di no, ha reiterato l’invito affinché entri a far parte della squadra dei dirigenti pd. Un’ora in piedi — accanto al responsabile Welfare della sua segreteria Davide Faraone — a farsi presentare la preside, il parroco, l’imprenditore, la casalinga, il medico, il carabiniere… ad ascoltare obiezioni e a darsi del tu. «Qui siamo alla periferia del mondo, abbiamo problemi con la sanità, l’acqua, lo studio, i trasporti» si è lasciato spiegare da un lampedusano. Con gli operatori del Centro di accoglienza che temono di perdere il lavoro, dopo la rescissione del contratto decisa dal governo per la loro cooperativa, ha provato la carta della consolazione: «I superstiti dei naufragi di ottobre mi hanno detto che li trattate bene, dicono che siete tutti “good people”» ha spiegato alle ragazze e i ragazzi che giuravano: «Non abbiamo maltrattato nessuno, siamo gli stessi che hanno messo assieme i pezzi dei corpi nelle bare…». Pochissime le concessioni alla politica. Solo un accenno alla legge elettorale e ai costi nella risposta a chi gli chiedeva di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. «Sono venuto qui dopo le elezioni e non prima…» ha premesso lui. «La legge elettorale è in calendario per il 30 gennaio» ed è «importante perché bisogna farlo vedere ora che certe cose si fanno. Ai senatori dico: se da 1.000 passiamo a 600 possiamo dimostrare che la politica parte da noi, non possiamo chiedere sacrifici soltanto alle famiglie. Secondo me un consigliere regionale deve prendere quanto un sindaco di capoluogo, non il doppio». Sull’isola che ha dato la maggioranza a Cuperlo e dove il Pd è talmente diviso da dover allestire due seggi separati per le primarie, Renzi parla di «buona politica», di «un grande sogno e un grande progetto per questo Paese», chiede di «smetterla con la cultura della rassegnazione e del piagnisteo». E si ferma sul concetto di accoglienza: «Su quest’argomento ci avete dato una bella lezione in questi anni» ha detto ai lampedusani in fila per stringergli la mano davanti a Comune.
Giusi Fasano


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