Svolta di Vendola, il futuro di Sel è la federazione con i democratici

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ROMA — «Quando sarà il momento Sel si scioglierà in qualcosa d’altro». Nichi Vendola lo dirà tra quindici giorni nel congresso che solo un anno fa, quando con l’ex segretario democratico Bersani diede vita all’alleanza “Italia bene comune”, mai avrebbe immaginato così “solitario”. Eppure già nell’ottobre del 2010 quando “Sinistra ecologia e libertà” fece il suo primo congresso a Firenze, reduce da scissioni e ricomposizioni, Vendola annunciava un partito di transizione. Poi è andata come è andata. I vendoliani sono finiti all’opposizione e ora una nuova svolta. A Riccione si terrà dal 24 al 26 gennaio l’assise in cui Sel si gioca il tutto per tutto: quale futuro per sopravvivere. E Vendola sta pensando di instaurare con il Pd di Renzi un rapporto sul “modello Landini”.
Dialogo e intese su alcune questioni, come ha inaspettatamente fatto il leader della Fiom, Maurizio Landini. Un percorso a tappe per i vendoliani. Con l’obiettivo, a fine percorso, di una federazione democratica. Sarebbe l’unico modo per uscire dall’impasse in cui il governo Letta e la coalizione dei dem con la destra, hanno ricacciato la sinistra storica: nella ridotta cioè di un’opposizione sbiadita e schiacciata dai grillini. Sel morde il freno. La mozione unica di Vendola dal titolo che è tutto un programma (“La strada giusta”), sarà vincente. Se anche il “governatore” della Puglia, sotto botta per la vicenda Ilva, volesse congelare le scelte in attesa di vedere cosa succede al governo sotto la pressione di Renzi, ci sono due bivi in primavera: le europee e le amministrative. Sono il primo banco di prova. E poi c’è la partita delle elezioni politiche, per la quale non ci si può fare trovare impreparati. Qui la legge elettorale farà la differenza: se dovesse passare una riforma alla spagnola, che favorisce il bipartitismo, la strada di un abbraccio stretto fino alla fusione con il Pd sarebbe segnata per Vendola. Ma Sel è per ora schierata con il Matterellum, che premia le coalizioni e quindi consentirebbe di riscrivere la partitura del centrosinistra.
Però prima ci sono le europee. Sel è divisa tra chi non disprezzerebbe di partecipare alle liste di personalità per Tsipras, il leader della sinistra radicale greca, e chi pensa si potrebbe fare come il Pd, e cioè schierarsi con il Pse e per Martin Schulz. Scelte che si trascinano una ricaduta sulla politica domestica. Vendola per ora dice che si potrebbe tentare una terza strada, cioè correre alle europee
in proprio e vedere come va. Per questo nei prossimi giorni i vendoliani presenteranno alla Camera una proposta di legge per abolire la soglia del 4% alle europee, che li vedrebbe del tutto penalizzati in una corsa in solitaria. Le differenze nel partito ci sono, eccome. Sopite? Gennaro Migliore, il capogruppo alla Camera, dichiara che la discussione è in corso. «I migliori risultati noi li abbiamo ottenuti quando siamo stati in un campo unitario del centrosinistra – riflette Migliore – Renzi è un’occasione, nel senso che possiamo ritrovarci sul no alla Bossi-Fini, per la legge sulla rappresentanza sindacale e sui diritti civili». E avvicinarsi fino ad entrare nel Pd per costituire un “correntone”? Nelle file del Pd si fa largo l’ipotesi che la mossa di Stefano Fassina di lasciare il governo e guidare una opposizione dentro il partito, miri a un “correntone” irrobustito da Sel, tutta o in parte. Idee che nascono dall’incertezza sul ruolo di Sel. «Ci sono diversità, certo, tra di noi, le perplessità che però non sono così rilevanti rispetto alla leadership di Nichi», commenta Ciccio Ferrara. Più a disagio sulla vicenda europee è l’area ecologista guidata da Loredana De Petris. Schierata per il Pse è Titti De Salvo. E al congresso Sel ha invitato Renzi: attende risposta nella prossima settimana. Inviti stanno per essere recapitati anche ai leader dei partiti progressisti e della sinistra europea, a Schulz come a Tsipras.


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