De Girolamo: basta linciaggio Pronta a chiarire in Parlamento

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ROMA — «Sono più che disponibile a chiarire al più presto in Parlamento gli aspetti di questa sconcertante vicenda che mi vede sottoposta a un linciaggio mediatico senza precedenti, pur non essendo io coinvolta nell’indagine». Il ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, resiste alle polemiche sulle registrazioni, pubblicate da Il Fatto Quotidiano , relative a sue pressioni indebite sulla Asl di Benevento. «Il mio mandato è sin dall’inizio nelle mani di Letta», sottolinea il ministro. Ma si dice «pronta a difendere con tutte le forze che ho in corpo la mia dignità e la mia onestà».
Al netto del gergo colorito usato nelle riunioni captate nel salotto di suo padre, direttore del consorzio agrario provinciale di Benevento, la De Girolamo dovrà spiegare quello scenario di scambio di favori, nomine e consensi elettorali rimaste incise in registrazioni, compiute (a sua insaputa) dall’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia. E ora depositate in un’inchiesta, che non la vede fra gli indagati. Le pressioni per far concedere a suo zio il bar dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, pilotando controlli per far fuori il gestore rivale. O per l’assegnazione dell’appalto da 12 milioni di euro per il servizio 118. O per decidere dove ubicare i presidi Asl.
Il ministro se la prende con la «macchina del fango»: «Sono vittima di registrazioni abusive in casa mia da parte di chi è stato sottoposto a misura cautelare». E rivendica di «non aver commesso nulla di irregolare e di illecito» ma di aver pronunciato soltanto «parole in libertà».
Sono in molti ad attendere che vengano fugati tutti i dubbi sul suo ruolo politico in quello scenario che il gip Flavio Cusani, nelle carte, descrive come un «direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl».
Intanto la De Girolamo incassa la «solidarietà» del suo partito, il «garantismo» di Forza Italia, e la sospensione del giudizio dei renziani del Pd. «Ascolteremo il ministro e sentiremo cosa ha da dire. Ascoltiamo prima e cerchiamo di capire meglio», ha detto ieri Maria Elena Boschi, responsabile riforme del nuovo Pd di Renzi. Mentre un gruppo di deputati del Pd attacca: «Il ministro De Girolamo chiarisca in aula. Presenteremo subito una interrogazione urgente». Parole che suscitano l’immediata reazione del Movimento 5 stelle: «Finitela di raccontare balle», twitta Federico D’Incà, ricordando che la prima richiesta di chiarimenti, presentata dai pentastellati ricevette nella capigruppo «un secco no da parte del ministro Franceschini». E aggiungendo: «Nemmeno la Boldrini voleva che venisse».
Il leader Ncd, vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, alza la voce: «De Girolamo è stata abusivamente e illecitamente intercettata, quando non era neppure ministro, ed è una barbarie che di quelle intercettazioni si faccia mercimonio. Non sono intercettazioni giudiziarie autorizzate da un pm ma frasi rubate in un domicilio privato da parte di chi a questo domicilio privato ha avuto accesso grazie alla fiducia di chi gli ha aperto la porta». Fabrizio Cicchitto parla di «campagna degna della Stasi» e riconferma la linea garantista. Suscitando la replica di Francesco Storace (la Destra): «Garantismo? Mica è indagata. Perlomeno, ancora non risulta… O no?». Parla di «garantismo» anche Forza Italia con Renato Brunetta. Mentre Scelta Civica attende il «chiarimento necessario» e l’Udc critica il «linguaggio inadatto a ruoli istituzionali». Il ministro Kyenge chiosa: «Non tocca a me giudicare».
Virginia Piccolillo


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