Decreto Imu, insulti e spintoni alla Camera

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ROMA — Bagarre alla Camera. Ieri il decreto Imu-Bankitalia, colpito dall’ostruzionismo del M5S che ha rischiato di farlo decadere, è diventato legge solo grazie all’applicazione del regolamento della Camera che consente di tagliare alcuni interventi. Il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scelto di usare il meccanismo regolamentare della «ghigliottina», che consente di porre ai voti un decreto quando esso sta per scadere, come nel caso del decreto Imu-Bankitalia. Questo ha scatenato la protesta dei deputati del M5S.
In sostanza, dopo aver permesso la discussione di tutti gli ordini del giorno e aver garantito a un membro di tutti i gruppi di fare le proprie dichiarazioni di voto, il presidente ha sospeso la seduta convocando i capigruppo. Alla ripresa Boldrini ha tagliato le residue 173 dichiarazioni di voto, la cui discussione avrebbe portato via quasi 29 ore, e ha posto il decreto ai voti: 236 i sì, 29 i no.
A quel punto è successo il finimondo: i deputati del M5S con bavagli e fischietti, alcuni in piedi sui banchi, sono piombati sugli scranni del governo, alcuni commessi, cercando di trattenerli si sono leggermente feriti finendo in infermeria. Alla protesta si sono uniti anche alcuni rappresentanti di Fratelli d’Italia che hanno lanciato monetine di cioccolata mentre dai banchi del Pd si è levato il canto «Bella Ciao».
La deputata M5S Loredana Lupo ha denunciato l’aggressione da parte del questore della Camera Stefano Dambruso parlando anche di uno schiaffo. «Sto pensando di denunciarlo», ha avvertito Lupo. Dal canto suo il collega ha ammesso un «contatto fisico». Ma solo per difendere la presidente Boldrini dai deputati M5S.
E’ finita così l’azione più potente ancorché inefficace, condotta dal M5S che ha messo a serio rischio la tenuta del governo. Se infatti il provvedimento non fosse passato, il decreto sarebbe decaduto facendo rivivere la seconda rata dell’Imu 2013 o rendendo efficaci le coperture alternative che sono indicate nella clausola di salvaguardia del decreto: altre tasse.
Non solo, sarebbe venuta meno anche la complessa operazione di rivalutazione delle quote di Bankitalia detenute dalle banche e il riassetto azionario dell’Istituto, che è destinato a diventare una public company . Dal canto suo il Tesoro ieri ha messo nero su bianco la sua posizione con una nota: «Nessun regalo alle banche – sostiene il ministero di via XX Settembre –. Nel dibattito parlamentare la polemica politica ha preso il sopravvento sulla realtà dei fatti».
Impossibile oggi prevedere gli effetti che questo pasticcio avrebbe prodotto sul governo. Certo è che la conversione in legge rende definitiva la «mini-Imu» che i proprietari di prime case, residenti in Comuni in cui l’aliquota dell’Imu 2013 era stata fissata in misura superiore a quella base del 4 per mille, hanno dovuto pagare entro il 24 gennaio. Con questo il conto sulla casa per l’anno passato è chiuso e da ora in poi sentiremo parlare di Iuc e Tasi.
Al tempo stesso la conversione in legge mette al sicuro tutti gli atti che Banca d’Italia aveva già posto in essere per il proprio riassetto: la rivalutazione del capitale a 7,5 miliardi di euro (da 156 mila euro del 1936) mediante utilizzo delle riserve valutarie. Sono validi i limiti al possesso di quote del capitale e vengono individuati dalla nuova legge i soggetti legittimati a detenere tali quote. A Banca d’Italia la facoltà di acquisirne in via temporanea per favorire il rispetto del limite partecipativo.
Al Senato intanto è passato con 144 sì, 60 no e 36 astenuti il decreto «milleproroghe» che va ora alla Camera. Tra le novità, è saltata la tassazione delle rendite finanziarie al 27% che era stata introdotta appena martedì scorso dalla commissione Affari costituzionali: la Bilancio l’ha cassata. Di conseguenza torna la tassazione delle sigarette elettroniche, il cui rinvio era stato coperto dal balzello sulle rendite. Arriva però l’impegno del governo a intervenire sul tema con la delega fiscale. Quanto all’obbligo dell’uso del Bancomat per professionisti e commercianti, scatterà dal prossimo luglio e non da quello dell’anno prossimo, come era stato previsto. Nel decreto è entrata l’equiparazione tra i commercialisti e i revisori contabili, fermo restando l’obbligo di tirocinio. Ma anche il rinvio di un anno per l’adeguamento ai nuovi parametri di utilizzo di fonti rinnovabili in caso di edifici nuovi o che devono subire ristrutturazioni.
Antonella Baccaro


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