Renzi, il disgelo con il Colle: ora il governo cambi passo

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Letta fiducioso: mai più pasticci come il salva Roma ROMA — Il disgelo è ufficiale, Matteo Renzi ha smesso di diffidare di Giorgio Napolitano e il presidente guarda al segretario del Pd con crescente fiducia. Il sindaco è stato tra i primi a chiamare il Quirinale per complimentarsi e ha voluto rilanciare il suo apprezzamento su Twitter: «Lavoro, coraggio, riforme. Senza perdere più tempo…». Renzi chiude così il capitolo della conflittualità con il Colle e chiede a Enrico Letta di cambiare passo «con coraggio».
La sintonia nuova tra il capo dello Stato e il giovane sindaco produce un doppio pressing, che il premier non ha alcuna intenzione di ignorare. «Molto soddisfatto» per il discorso «di alto profilo» del presidente della Repubblica, Letta promette che procederà a passo di carica e lascia intendere di aver fatto tesoro degli errori. Nel mirino di Letta c’è Grillo e ci sono tutti coloro che attaccano il capo dello Stato per attaccare il governo, magari senza rendersi conto di quanto sia «fragile» la nostra democrazia. Contro la politica «destruens» il premier, in «totale sintonia» con Napolitano, si impegna ad accelerare per realizzare «opportune e tempestive riforme». Promette che pasticci come il decreto salva Roma non accadranno più e annota sulla sua agenda la data del 20 gennaio, entro la quale spera di firmare il contratto di coalizione alla tedesca.
Il suo governo sarà un argine allo «sfascismo» che avanza, «come e meglio di quanto abbiamo fatto in questi mesi». A preoccupare il premier è «l’offensiva senza precedenti del populismo», è l’abbinata Grillo-Berlusconi in vista delle elezioni Europee. E a quel traguardo Letta vuole arrivare a braccetto di Renzi. «I nostri interessi sono convergenti, Matteo è il mio migliore alleato in questo momento» ragiona il premier, che apprezza la capacità del leader pd di parlare alla pancia del Paese. Letta si è convinto che il segretario non punti alle urne in primavera, ma a vincere le Europee. E perché il Pd ottenga un buon risultato serve che il governo vada avanti spedito e realizzi le riforme promesse. «Più si logora il governo, più si logora il Pd e viceversa», conferma un esponente della segreteria.
Renzi non vuole votare, prova ne sia che si ricandida a Firenze. Vuole però che Letta cambi passo e tornerà a dirlo, al più tardi dopo la riunione della segreteria in agenda per sabato: «Basta perdere tempo». Il segretario vuole «una svolta», una gestione collegiale e una squadra più forte. Si è impegnato a non pronunciare mai la parola «rimpasto», ma si aspetta che il premier prenda atto che il quadro delle alleanze è cambiato, c’è una nuova maggioranza e c’è un nuovo leader del principale azionista del governo. Nel mirino dei renziani ci sono Saccomanni, Cancellieri, Giovannini, Zanonato e i cinque ministri del Ncd, delegazione che ritengono «sovradimensionata».
Paolo Gentiloni parla di «clamorosa debolezza dell’esecutivo» e sottolinea le assonanze tra i ragionamenti di Renzi e quelli di Napolitano: «Ha fatto un discorso preoccupato, non trionfalistico e molto esigente verso l’esecutivo. Chi si aspettava che il Colle si ergesse a baluardo della immobilità, ha trovato invece un presidente che spinge Letta a essere molto più coraggioso». Il 7 gennaio, quando si apriranno le consultazioni per il Patto 2014, Renzi porterà a Letta le sue proposte: job act, cittadinanza, abolizione della Bossi Fini, riduzione delle tasse e dei costi della politica. E legge elettorale. Il segretario vuole che sia cambiata subito, prima ancora delle riforme costituzionali.
Monica Guerzoni


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