Grillo e il blitz No Tav, il pm chiede 9 mesi E c’è un’altra inchiesta

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MILANO — Dalle piazze alla procure. Per Beppe Grillo una giornata in prima linea vissuta più sul fronte giudiziario che su quello politico. Il leader del Movimento è protagonista di un doppio caso. A Torino nel processo per la violazione dei sigilli alla baita Clarea, una delle dimostrazioni dei No Tav in Valle di Susa, i pm hanno chiesto per il fondatore dei Cinque Stelle una condanna a nove mesi di reclusione (e duecento euro di multa). I fatti risalgono al dicembre 2010 quando Grillo, dopo un comizio, si fece accompagnare all’interno del locale. In precedenza il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che se avesse varcato la soglia della costruzione avrebbe commesso un reato. Il capo pentastellato era entrato nel locale e, uscendo, aveva mimato il gesto delle manette davanti alle telecamere. Lo stesso Grillo aveva ricordato l’episodio anche nel corso del suo Tsunami Tour. «Un giorno sono entrato a trovare un amico in una baita, nella zona delle manifestazioni No Tav e mi sono trovato a processo con l’accusa di rottura di sigillo già portato via dal vento — aveva dichiarato —. Ho detto ai giudici prendetevela con il vento. Non ce la faccio più». La stessa pena è stata chiesta anche per Alberto Perino, uno dei leader del movimento No Tav. Oltre al processo in Piemonte per il capo politico dei Cinque Stelle si profila un nuovo capitolo giudiziario. Per una vicenda più recente (e intricata). A Genova è stato aperto un fascicolo nei suoi confronti in seguito a procedimenti inviati da altre procure (tra cui quella di Roma, dopo un esposto da parte del democratico Fausto Raciti, quella di Teramo, sempre partita in ambito pd, e di Bergamo). L’ipotesi di reato al vaglio è quella di «istigazione di militari a disobbedire alle leggi», secondo l’articolo 266 del codice penale. Nel mirino alcuni post, in particolare il riferimento è alla lettera aperta pubblicata dopo le manifestazioni del movimento dei Forconi, lettera indirizzata ai vertici di polizia, esercito e carabinieri in cui chiedeva di non proteggere i politici italiani. «Si stanno accumulando denunce su di me, ma spero in un decreto svuota-carceri in modo che la mia preoccupazione diventi più sostenibile»., ha ironizzato in serata Grillo.
Veementi le reazioni da parte dei parlamentari. «Se pensano di fermarci con questi mezzucci — dice Vito Crimi — sappiano che non riusciranno». «Chi di querela e denuncia facile ferisce, poi di denuncia perisce. Il confronto democratico del Pd ora si basa solo su querele e denunce, se questo è il linguaggio del confronto democratico che il Pd comprende, allora sarà corrisposto», attacca Roberta Lombardi. Per Alessio Villarosa, «È strano vedere come proprio in quest’ultima settimana si intensifichino gli attacchi al Movimento. Vedremo le carte, speriamo che non ci sia sotto nulla…». Anche Maurizio Gasparri, di Forza Italia, parla di Grillo: «Credo sia pericoloso per la democrazia, ma non credo che il problema si possa risolvere per via giudiziaria». «Quello che però non bisogna fare — sottolinea il leader socialista Riccardo Nencini — è di trasformare un piccolo evento in un polverone mediatico e il leader del Movimento 5 Stelle in un martire politico». Intanto sul blog, ieri, un altro attacco ai media, alla tv, descritta come «una passerella serale di facce, di filmati ripetuti fino all’esasperazione», in stile «Arancia meccanica».
Emanuele Buzzi
Erika Dellacasa


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