Alla scuola di Atene, il forum di Tsipras al manifesto

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Ale­xis Tsi­pras arriva in via Bar­goni a metà mat­tina. È appena atter­rato a Roma per il suo «viag­gio in Ita­lia», una serie di incon­tri lo atten­dono per spie­gare le ragioni dell’avventura euro­pea della «Lista per Tsi­pras», cioè la can­di­da­tura alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea alle pros­sime ele­zioni di mag­gio.
In reda­zione è tutto pronto per acco­glierlo e lui acco­glie noi rega­lan­doci una cera­mica (una colo­ra­tis­sima barca a vela beneau­gu­rante della col­le­zione del museo Benaki). Subito ci rin­gra­zia «per il grande inte­resse dimo­strato dal mani­fe­sto sia per Syriza sia per le vicende del mio paese durante la crisi. E noi del resto abbiamo seguito molto da vicino quanto acca­deva nella sini­stra ita­liana: una volta era­vamo noi che vede­vamo le vostre espe­rienze e cer­ca­vamo di assu­merle, men­tre ora la situa­zione sem­bra capovolta».

il mani­fe­sto: Caro Ale­xis, siamo noi a rin­gra­ziarti per aver scelto il nostro gior­nale come prima tappa della tua visita in Ita­lia. Sap­piamo che incon­tre­rai alcuni espo­nenti della sini­stra e allora la prima domanda è que­sta: tu hai fatto un mezzo mira­colo con Syriza, anzi un grande mira­colo. Come ci sei riuscito?

Tsi­pras: Il mira­colo ancora non è com­piuto, ci vuole ancora un po’ di tempo, e visto che siamo mar­xi­sti e non cre­diamo nella meta­fi­sica, la spie­ga­zione del nostro per­corso uni­ta­rio ha motivi sociali. Sono stati tagliati i legami che i par­titi di sem­pre ave­vano con la classe media e con gli strati sociali dura­mente col­piti dalla crisi. C’è oggi una fram­men­ta­zione vio­lenta, spe­cie nella classe media, tra chi aveva ripo­sto la spe­ranza nella social­de­mo­cra­zia e si è ritro­vato senza alcuna spe­ranza. Noi siamo arri­vati al momento giu­sto con una pro­po­sta giu­sta, basata sul con­cetto di unità della sini­stra. Syriza si è for­mata nel 2004 ma è dal 2012 che ha fatto que­sto balzo in avanti. In que­sto periodo siamo rima­sti una forza di sini­stra che anche nei momenti dif­fi­cili si è sem­pre bat­tuta per l’unità. E nel momento in cui il Pasok crol­lava noi abbiamo detto la parola giu­sta, ovvero: ora è arri­vato il momento di un vero governo di sini­stra. Un governo che uni­sce le sini­stre. Nes­suno ci cre­deva, e invece la gente ha molto apprez­zato, per­ché c’erano rispo­ste, non teo­rie, e c’era la nostra volontà di risol­vere i pro­blemi quotidiani

Anche in Ita­lia abbiamo assi­stito alla crisi del ceto medio e della rap­pre­sen­tanza, ma la nostra sini­stra non rie­sce a tro­vare que­sta con­vi­venza nella dif­fe­renza, c’è invece una divi­sione e, anzi, la pro­te­sta sociale va a un par­tito come quello di Grillo.

Pro­prio per que­sto è ancora più impor­tante uni­fi­care tutte le forze di sini­stra. Riu­scire a for­mare una pro­po­sta dav­vero alter­na­tiva. Tutto quello che c’è stato in Ita­lia non è diverso dalla Gre­cia, anche se in Gre­cia è stato tutto molto più vio­lento. La social­de­mo­cra­zia e la destra sono in una strada senza uscita anche rispetto alle loro stra­te­gie. È vero, alle ultime ele­zioni Grillo ha avuto un grande suc­cesso ma senza un pro­getto è molto facile otte­nere exploit. Per con­ti­nuare a essere un movi­mento di massa e cam­biare le cose devi avere invece un’idea alter­na­tiva cre­di­bile. Il ritorno allo stato nazio­nale non può essere un’alternativa vera da nes­suna parte. Se sarà pos­si­bile cam­biare l’Europa neo­li­be­ri­sta si farà con la sovra­nità dei popoli euro­pei e non con il ritorno alle contrapposizioni.

Intanto si intra­vede un’Internazionale della destra e non c’è una Inter­na­zio­nale della sini­stra. Come può la sini­stra creare una sua forma uni­ta­ria in Europa?

Per prima cosa dob­biamo vedere in modo chiaro che la stra­te­gia della lea­der­ship euro­pea è senza sboc­chi. L’austerità ha fal­lito da un punto di vista sociale ed eco­no­mico. Il suc­cesso della destra si basa sul fatto che anzi­ché por­tare una cri­tica al sistema neo­li­be­ri­sta, crea il capro espia­to­rio e dà la colpa agli immi­grati. Quello che inte­ressa alle destre nazio­na­li­ste è distrug­gere il qua­dro euro­peo e tor­nare allo stato nazio­nale, ma in realtà non hanno un’alternativa vera al neoliberismo.

Quale stra­te­gia vin­cente può met­tere in campo la sinistra?

Diven­tare una vera alter­na­tiva. È un’occasione sto­rica. La solu­zione non è distrug­gere il qua­dro euro­peo, ma cam­biarlo. L’egemonia di Mer­kel in Europa por­terà alla distru­zione dell’Ue. La realtà è che noi siamo l’unica forza filo-europea. Per­ché vogliamo un cam­bia­mento capace di mutarne le carat­te­ri­sti­che per tor­nare ai valori che ave­vamo: la demo­cra­zia e la soli­da­rietà. Loro invece non potranno andare molto lon­tano con que­sta stra­te­gia. Un filo­sofo greco, Nikos Pou­lan­tzas, diceva che o il socia­li­smo sarà demo­cra­tico o non sarà mai. Così o l’Europa sarà demo­cra­tica e sociale o non sarà. Per la sini­stra la cosa impor­tante è creare un fronte largo e aperto con­tro l’austerità. L’Unione euro­pea deve avere basi demo­cra­ti­che, dob­biamo capire che la crisi non è qual­cosa di par­ti­co­lare che appar­tiene ai sin­goli paesi, non è il frutto della «pigri­zia» greca o ita­liana. Siamo di fronte a una crisi strut­tu­rale. Il modo in cui si è for­mata l’unione mone­ta­ria dimo­stra che o ci saranno cambi strut­tu­rali o la crisi non verrà mai supe­rata. Le solu­zioni tec­ni­che ci sono, però vanno con­tro i dogmi della Banca cen­trale e dell’Unione mone­ta­ria. Non c’è nes­sun dogma che dice che dob­biamo avere il pareg­gio del bilan­cio, ma loro insi­stono pro­prio su questo.

Come si fa a demo­cra­tiz­zare l’Europa e cosa farete nel Par­la­mento euro­peo o nella Commissione?

Dipende sem­pre da quali saranno gli equi­li­bri poli­tici, i rap­porti di forza. Se non hai la pos­si­bi­lità di influen­zare il governo, tutto diventa più dif­fi­cile. Anche per que­sto Syriza è diven­tata una sorta di mito, per­ché per la prima volta c’è la pos­si­bi­lità di arri­vare al governo e det­tare delle con­di­zioni. I nostri avver­sari hanno una forza tre­menda ma anche tan­tis­sime con­trad­di­zioni. Ma dob­biamo tutti sapere che l’eurozona è una catena di 17 anelli, e se un anello si rompe, salta tutta la catena. Quello che voglio che capiate in Ita­lia è quanto sia impor­tante la soli­da­rietà tra i popoli; un governo della sini­stra avrà suc­cesso se i suoi atti tro­vano ascolto anche negli altri popoli e nelle altre sini­stre. Non sarà facile, anzi, assi­ste­remo a scon­tri molto duri, subi­remo attac­chi molto pesanti. Se noi saremo capaci di resi­stere tutto dipen­derà dalla soli­da­rietà tra i popoli col­piti dalla crisi. L’establishment non vuole un governo della sini­stra radi­cale capace di espan­dersi nel resto dell’Unione. Però dovrà fare i conti con il costo poli­tico di una scelta con­ser­va­trice. Per que­sto per un governo di sini­stra è impor­tante il modo in cui si costrui­ranno alleanze in altri paesi. Così come per i par­titi dell’Ue è impor­tante che ci sia un governo di sini­stra in un paese euro­peo, per­ché può far par­tire un effetto domino e con­durci a un cam­bia­mento reale. Forse aiu­terà anche i movi­menti, per­met­tendo di alzare la posta delle loro riven­di­ca­zioni e in que­sto l’Italia è molto importante.

Sei con­sa­pe­vole che que­sta tua can­di­da­tura, per una sini­stra ita­liana pato­lo­gi­ca­mente divisa, è un po’ come quella di un papa stra­niero che rie­sce a fare il miracolo?

Una ron­dine non fa pri­ma­vera. Il nostro comune ten­ta­tivo ha a che fare con il vostro impe­gno poli­tico. Noi pos­siamo avere una giu­sta ricetta che può por­tarci tutti a com­bat­tere per le stesse ragioni. Una nuova fram­men­ta­zione sarebbe un disa­stro. Anche in Ita­lia in que­sto momento c’è da cogliere una pos­si­bi­lità impor­tante: chi si è affi­dato a Grillo lo ha fatto per­ché chie­deva comun­que qual­cosa e per­ché il sistema poli­tico è scre­di­tato. Ma se tutto que­sto poteva fun­zio­nare per la gente sfi­du­ciata, per par­te­ci­pare atti­va­mente ora non basta andare a votare, conta molto quello che ci sarà dopo.

Domani (oggi, ndr) ci sarà l’esecutivo del Par­tito della sini­stra euro­pea, cosa dirai per con­vin­cerli a tro­vare que­sta linea di aper­tura e non chiu­dersi nei recinti della sinistra?

La sini­stra euro­pea non è set­ta­ria, ma lavora a grandi alleanze con­tro que­ste poli­ti­che. Sono impe­gnato in que­sta orga­niz­za­zione e le posi­zioni e i pro­grammi di que­sto par­tito sono una base molto impor­tante per la can­di­da­tura alla com­mis­sione euro­pea. Ma dovete capire, anche voi qui in Ita­lia, che in que­sto momento è neces­sa­ria un’alleanza ampia per avere un risul­tato uni­ta­rio. Sarà dav­vero impor­tante quello che riu­sci­remo a fare con tutti voi.


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