Hollande insegue il futuro nella Silicon Valley

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PARIGI — Trent’anni dopo François Mitterrand, un presidente della Repubblica francese torna nella Silicon Valley. Oggi François Hollande pranzerà a San Francisco con Eric Schmidt (Google), Sheryl Sandberg (Facebook) e Jack Dorsey (Twitter), prima di incontrare alcuni dei 60 mila connazionali che hanno lasciato la Francia per lavorare nelle nuove tecnologie in California.
Se la serata di gala di ieri sera alla Casa Bianca è servita per celebrare solennemente l’amicizia tra i due Paesi, il viaggio nella costa Ovest è la parte più concreta della visita di Stato in America: Hollande cercherà un’intesa sulle pratiche di ottimizzazione fiscale di Google, che in Francia rischia fino a un miliardo di euro di multa, e proverà allo stesso tempo a convincere gli investitori americani e gli espatriati francesi che Parigi è un interlocutore credibile per la new economy.
L’impresa non è semplice, perché mesi fa il ministro Arnaud Montebourg ha posto il veto all’acquisto del sito francese Dailymotion da parte di Yahoo! attirandosi le classiche accuse di protezionismo, per non parlare della battaglia francese in difesa dell’eccezione culturale minacciata dai giganti della distribuzione come Amazon.
Poi c’è il peso della storia e del modello di Mitterrand, che Hollande sembra voler seguire a fondo. Il primo presidente della gauche della V République arrivò a San Francisco nel marzo 1984, nel pieno della nuova fase pro-mercato seguita alle disastrose nazionalizzazioni di inizio mandato; Hollande si trova in una situazione simile, con una svolta social-liberale appena inaugurata dopo 20 mesi di tasse record e pochi risultati.
E allora, come andò con Mitterrand? Al dibattito all’università di Stanford prese subito la parola un 29enne Steve Jobs, che disse «in Europa ci vogliono troppe scartoffie. Al limite potremmo stabilirci in Germania o in Gran Bretagna, ma in Francia ponete troppe difficoltà amministrative». Parole ancora attuali. La biografia scritta da Walter Isaacson racconta poi del catastrofico incontro tra il fondatore della Apple e la première dame Danielle Mitterrand; mentre provava a mostrarle orgoglioso l’automazione della sua fabbrica, la signora insisteva a fare domande su stipendi e garanzie dei dipendenti, finché Jobs sbottò: «Se le interessa tanto il benessere degli operai, venga lei a lavorare al posto loro!». La traduttrice rese la frase con «Mr Jobs la ringrazia dell’interesse», e la visita finì lì.
Il rapporto tra Jobs e Mitterrand continuò ancora per qualche mese: lui e John Sculley cenarono all’Eliseo (secondo la leggenda Jobs gettò di nascosto un piatto di trippa in un vaso di fiori), e venne ideata una versione francese di Apple: il progetto l’Appel avrebbe dovuto fornire agli studenti francesi 50 mila micro-ordinateur Mac costruiti in una nuova fabbrica Apple da far nascere vicino a Marsiglia.
Non se ne fece nulla, Mitterrand si tirò indietro: la Francia scelse la via autarchica del Minitel e i computer del campione nazionale Thomson, poi fallito. Hollande oggi è chiamato a superare il maestro.
Stefano Montefiori


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