Truppe ai confini l’Ue diffida Putin “No all’invasione”

Truppe ai confini l’Ue diffida Putin “No all’invasione”

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MOSCA . L’invasione russa dell’Ucraina sta per cominciare. Per ora sarà un’invasione umanitaria, alla fine accettata dopo una giornata di minacce e di sospetti perfino dalla Casa Bianca, dall’Unione europea e dallo stesso
governo di Kiev. Su ordine di Vladimir Putin in persona, un lungo convoglio organizzato dall’esercito russo varcherà nelle prossime ore i confini orientali del Paese dilaniato dalla guerra civile. Lo scopo è quello di portare aiuti sotto la bandiera della Croce Rossa internazionale, allestire tendopoli, ospedali da campo, distribuire viveri alla popolazione. Ma è comprensibile che, dopo il precedente dell’invasione mascherata della Crimea e dopo lo scambio di accuse reciproche sulle violazioni territoriali, ci siano molte e grandi preoccupazioni. Ieri pomeriggio il presidente della Commissione europea Barroso ha affrontato Vladimir Putin
in una tempestosa conversazione telefonica. Al portoghese che gli intimava di non inviare il convoglio e lo diffidava dal mettere in campo azioni militari unilaterali, il capo del Cremlino ha risposto a brutto muso: «Non se ne parla neanche». «L’offensiva irresponsabile dell’esercito ucraino — si è infervorato Putin — ha creato una emergenza disastrosa. Bisogna intervenire al più presto».
L’operazione umanitaria russa, che coinciderà con altri convogli analoghi in arrivo da Ovest e coordinati da Stati Uniti e Germania, è stata in realtà concordata con il governo di Kiev e sarà garantita da una folta rappre-
sentanza di inviati della Croce Rossa. I russi cureranno in particolare la zona di Lugansk, la più orientale tra le città in mano ai ribelli filorussi, che da dieci giorni vive sotto assedio senza acqua, energia elettrica e con combattimenti frequenti per le strade. Il governo ucraino avrebbe ottenuto da Mosca la garanzia che gli aiuti saranno gestiti dalla Croce Rossa e che in alcun modo verranno affidate alle autorità della Repubblica secessionista autoproclamata. È probabile anche che i militari russi saranno in borghese per evitare di creare equivoci o false speranze ai ribelli che da tempo invocano l’intervento di Mosca. «Il convoglio non sarà scortato dall’esercito», ha precisato il Cremlino. Anche se la dichiarazione non basta a tranquillizzare chi ritiene che da Mosca siano arrivati in questi mesi, armi, consulenti militari e numerosi agenti segreti incaricati di coordinare il fronte secessionista.
Ma gli ucraini e lo stesso Obama hanno dovuto comunque convenire che l’emergenza è davvero arrivata al limite massimo. Le voci di tregua che si rincorrono dal 17 luglio, dopo l’abbattimento del Boeing malese e la tragedia dei suoi 298 passeggeri, si sono rivelate infondate. L’esercito ucraino continua in quella che definisce una «operazione antiterrorismo» bombardando con le artiglierie case e villaggi senza alcuna attenzione per le vittime civili. Donetsk è circondata e attende da un momento all’altro l’offensiva finale. A Gorlovka uno dei più grandi impianti chimici d’Ucraina è sotto il tiro costante dei cannoni e in molti temono una catastrofe ecologica «tale da far sbiadire il ricordo di Chernobyl».
La Russia risponde ammassando alle frontiere un numero incalcolabile di uomini e di mezzi militari pesanti. Kiev parla di 45 mila uomini schierati lungo la linea di confine dal Mar d’Azov fino all’Ucraina centrale. Mosca non commenta, ma la cifra non sembra esagerata. Nel mezzo tra i due eserciti c’è una popolazione disperata. Più di cinquantamila sono fuggiti in Russia. Altri sono bloccati, affamati e in preda al panico. Obama e il presidente ucraino Poroshenko, in attesa di incontrarsi al prossimo vertice Nato del 4 settembre, hanno deciso che davanti a tutto questo sia il caso di fidarsi di Putin nonostante tutti dubbi dei mesi scorsi: «Inaccettabile qualsiasi intervento russo in Ucraina», ha ribadito il presidente Usa. Ma i militari russi, sia pur senza divisa (per ora), sono già pronti.



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