Sangue sulla preghiera del mattino Gerusalemme piange i suoi morti
«Hanno lasciato quattro vedove e ventiquattro orfani» dice il rabbino Yizthak Rubin. Vivevano tutti sulla stessa via, in questa zona abitata in maggioranza da famiglie religiose, i palazzoni bianchi terrazzati che guardano verso la foresta attorno alla parte occidentale di Gerusalemme. Quartiere di immigrati come quattro delle vittime: tre sono americani (e l’Fbi partecipa alle indagini), uno britannico. In serata è morto anche un poliziotto colpito nella sparatoria. Sei i feriti. L’italiano-israeliano Nissim Sermoneta si è salvato per aver tirato una sedia contro gli attentatori: «Veniva verso di me con una pistola — racconta all’agenzia Ansa — ho anche sollevato un tavolo e l’ho usato come scudo». I due terroristi sono stati uccisi dalla polizia. Rassan e Uday Jamal erano cugini, abitavano a Jabal Mukaber dall’altra parte di Gerusalemme. L’area è stata circondata, le loro case perquisite, alla moglie di uno di loro è stato revocato il permesso di residenza, deve tornare nel villaggio della Cisgiordania da cui proviene. I parenti dicono che i due erano infuriati per la morte dell’autista arabo di autobus trovato impiccato lunedì.
La polizia dice che si tratta di suicidio, i palestinesi sono invece convinti che l’uomo sia stato ucciso da estremisti ebrei e gli agenti abbiano coperto l’omicidio. Netanyahu ha sfruttato l’appello all’unità del Paese anche per ammonire i suoi ministri.
Prima dell’attacco la crisi di governo sembrava possibile e vicina, adesso la coalizione si rinsalda come sempre durante i conflitti. Il premier deve cercare di controllare i ministri più oltranzisti, come Naftali Bennett che definisce il presidente palestinese Abu Mazen «un terrorista in completo e cravatta» e chiede che gli ebrei possano pregare sul Monte del Tempio-Spianata delle moschee, un cambio delle regole considerato oltraggioso dai musulmani. Allo stesso tempo sa di dover parlare agli elettori di destra, quelli che lo hanno votato perché in lui vedevano Mr Sicurezza.
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Piano casa. Mutare in «alloggi sociali» ogni edificio esistente o in corso di realizzazione, non risolverà la crisi abitativa perché chi versa in grave disagio non potrà mai accedere a questo segmento di mercato. Si consente soltanto alla speculazione immobiliare di liberarsi di un immenso patrimonio invenduto