L’EUROPA DEL FILO SPINATO

L’EUROPA DEL FILO SPINATO

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L’EUROPA sta diventando un continente blindato con filo spinato e muri di respingimento. Lo è già nelle sue frontiere a Nord e a Est — il Mediterraneo impedisce di fare altrettanto al Sud. A Calais, da dove i migranti cercano di passare il Canale della Manica per raggiungere la Gran Bretagna, si assiste quotidianamente a scene di caos e deportazioni che il governo conservatore di David Cameron benedice come sacrosante se il Paese vuole «difendersi dall’invasione» dei migranti. Quel che succede a Calais succede a Est, dove la costruzione del muro di filo spinato tra Serbia e Ungheria procede spedita, con qualche critica da Bruxelles che tuttavia non produce alcun effetto. Il commissario europeo alle Migrazioni, Dimistris Avramopoulos, ha ricordato come l’Unione Europea abbia cercato di concordare atteggiamenti “ragionevoli” con Budapest, offrendo in cambio di maggior umanità (distinguere i richiedenti asilo dagli immigranti) 85 milioni di euro. È la sovranità dello Stato che viene messa a dormire con la moneta. E sui confini blindati prende forma l’Europa nazionalista del nuovo millennio.
Ha scritto Ilvo Diamanti su questo giornale che la strategia della polemica e la retorica della paura danno forza alla Lega di Matteo Salvini. Salvini sfida direttamente Chiesa cattolica e Onu. In questo modo si posiziona ideologicamente contro l’etica universalistica della dignità e dei diritti umani e a favore di una lettura delle libertà e delle tradizioni europee fortemente localistica ed escludente. Al linguaggio della norma la Lega oppone quello del possesso, rivendicando contro i pastori della religione e del diritto il bene primario della “nostra” terra, dei “nostri” diritti, del “nostro” benessere. Un universalismo per gli identici in qualcosa — similmente a quello coniato dai fondatori del pensiero reazionario moderno, quando attaccarono non i diritti di cittadinanza ma il loro universalismo proclamato dalla Rivoluzione francese (allora gli ebrei erano gli estranei da escludere). La nuova destra — di Salvini come di altri leader di partiti di destra estrema del Nord e dell’Est Europa — si riappropria di questa ideologia. Si erge a movimento autenticamente europeista, difensore della “nostra” civiltà contro chi la contamina.
Il paradosso è dunque questo: da anti-europei che erano, i movimenti e le ideologie dei partiti di estrema destra sono diventati i più radicali europeisti. L’Europa che difendono (difendendo le frontiere dei loro Paesi con le quali spesso quelle del continente coincidono) è esattamente opposta a quella della tradizione universalistica e cosmopolita sulla quale l’Unione europea è nata. Edmund Burke diceva in polemica con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino di non aver mai incontrato “uomini” ma solo tedeschi, francesi, inglesi e italiani. Per la nuova destra, l’europeo si appresta a diventare l’alternativa all’uomo in generale.
L’Europa unita nel nome del filo spinato è l’immagine che i nuovi reazionari stanno edificando. Non più italiani o francesi o ungheresi contro Bruxelles, dunque, ma tutti loro contro quella che essi rappresentano come un’espropriazione dell’Europa da parte dei migranti. L’Europa di destra contro l’Europa che avevano proposto Spinelli e Schumann: è questa oggi la sfida culturale e politica più radicale. Destra e sinistra passano di qui, da due visioni di Europa e di cittadinanza, due visioni del diritto, due visioni dello spazio politico continentale: una che è consapevole delle difficoltà che l’immigrazione pone al modello occidentale di vita e che tuttavia non rinuncia a cercare soluzioni (in Europa e nei Paesi d’origine dei migranti) che siano coerenti con i principi del diritto e di quella che Habermas ha chiamato cultura democratica cosmopolita; e un’altra che adatta al continente il nazionalismo xenofobo praticato da generazioni nei singoli Paesi.


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