Vienna: “Sospenderemo Schengen ”

Vienna: “Sospenderemo Schengen ”

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All’ora di cena, il cancelliere austriaco Werner Faymann, annuncia la decisione di «annullare temporaneamente» le regole di Schengen sulla libera circolazione in Europa, e il rafforzamento del «controllo delle persone che vengono nel nostro Paese ». Chiunque raggiungerà l’Austria, spiega Faymann, «verrà controllato. E chi non ha diritto all’asilo verrà rispedito indietro. Perché se l’Ue non protegge le frontiere esterne di Schengen, è l’esistenza stessa dell’accordo a decadere».

A Milano, soltanto poche ore prima, il Comune annunciava invece l’arrivo delle prime 40 adesioni al bando per ospitare a casa propria i profughi. Fra le 40 famiglie che si sono candidate c’è chi lo fa per «spirito umanitario» e chi vuole «conoscere in prima persona un profugo che ha rischiato la vita per venire in Italia ». Qualcuno ha figli piccoli, qualcun altro ha fatto esperienze di volontariato, ci sono persino alcuni stranieri. Palazzo Marino darà un contributo di 350 euro al mese a chi ospiterà a un rifugiato per almeno sei mesi. Un’idea che, nonostante le polemiche della Lega, ai cittadini milanesi è piaciuta: in due settimane sono arrivate decine di richieste e centinaia di telefonate per informazioni. Ora la prima fase è chiusa. Mercoledì verranno aperte le buste con i nomi dei candidati. Poi partirà la verifica dei requisiti, i colloqui con gli psicologi e gli assistenti sociali. Chi partecipa al progetto, deve offrire una stanza con il letto e l’uso di un bagno. Entro un mese i primi cinque richiedenti asilo, selezionati dalla Caritas, verranno inviati nelle famiglie che hanno accettato di accoglierli. «È un primo passo, ma andremo avanti a raccogliere candidature per creare una grande “rete delle famiglie solidali” che ospiteranno oltre ai profughi, anche gli sfrattati italiani», dice l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Il Carroccio continua a sparare contro: «È un flop, ci sono state pochissime adesioni – dice il segretario provinciale Davide Boni – Pisapia usi piuttosto i fondi per aiutare le famiglie milanesi in difficoltà per l’affitto o il mutuo». La replica di Majorino non si fa attendere: «Per anni ci hanno invitato a portare a casa nostra gli immigrati. Ora che molti si fanno avanti, continuano a criticare».

I fondi sono statali e vincolati all’accoglienza dello Sprar, sistema di protezione per i richiedenti asilo. «Noi abbiamo fatto domanda non certo per quei pochi soldi – spiega Marco Sessa, 48 anni, impiegato – La nostra è una scelta di solidarietà umana di fronte a una tragedia a cui assistiamo impotenti, vedendo in televisione le immagini di questi flussi enormi di persone che scappano dalla guerra a piedi, con i figli sulle spalle, senza niente addosso oltre ai vestiti. È la prima volta che io e la mia ragazza possiamo fare qualcosa di concreto. Questo ci emoziona, ma non c’è nulla di eroico nel nostro gesto di solidarietà». Il signor Sessa, che nella vita è dirigente dell’associazione Aisac (che tutela persone affette da una malattia genetica rara), come tutte le altre 40 famiglie che si sono candidate, seguirà un corso di formazione prima di aprire le porte di casa. «Eravamo un po’ preoccupati dopo Colonia – ammette – Ma ci rassicura sapere che saremo seguiti in questa avventura e che la persona che ci manderanno sarà stata comunque selezionata in anticipo da figure competenti». Come la famiglia Sessa, molte altre hanno valutato la proposta del Comune, che garantisce una cifra attorno agli 11 euro al giorno, contro i 35 che vengono spesi quando il rifugiato è ospite in una struttura del terzo settore. «C’è un risparmio per la pubblica amministrazione – spiegano a Palazzo Marino – Ma noi continueremo a occuparci degli altri aspetti previsti dalle convenzioni, come i corsi di lingua e formazione lavoro».



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